martedì 11 dicembre 2007

Resoconto e proposizioni dell’assemblea di settore TLC autoconvocata il 24 Novembre 2007

Il giorno 24/11/2007, presso il X Municipio di Roma, si è riunita l’assemblea autoconvocata dei Lavoratori/trici e Delegati/e del settore telecomunicazioni.

L’assemblea ha registrato una buona partecipazione trasversale sia di Lavoratori/trici e Delegati/e appartenenti a diverse organizzazioni sindacali di base che ad organizzazioni sindacali confederali.

L’assemblea ha individuato, nel corso dei lavori, gli obiettivi che intende darsi, e che formalizza nei seguenti punti:

- Costruire strategie sindacali e di lotta che vadano a contrastare con fermezza il precariato di cui è vittima il mondo del lavoro come tutte le forme di esternalizzazioni operate dalle aziende nel corso delle quali i Lavoratori/trici vedono via via svanire tanti diritti acquisiti e la speranza di stabilità per il proprio futuro, e la smisurata adozione del contratto part-time operata dalle aziende del settore, che viene imposto ai Lavoratori/trici e non scelto da questi ultimi, divenendo, in questo modo, un subdolo meccanismo che li costringe ad una realtà retributiva insufficiente rispetto alle esigenze di vita.

- il perseguimento della realizzazione di una reale democrazia sindacale, che si concretizzi attraverso l’abolizione di tutte le forme di disparità e privilegio tra le diverse realtà sindacali e che di fatto indeboliscono i Lavoratori/trici tutti.

L’assemblea, per il perseguimento di tali obiettivi, promuove da subito un primo appuntamento: un coordinamento dei Lavoratori/trici e Delegati/e del settore Telecomunicazioni, allargato a tutte le realtà aziendali/sindacali che intendano prendervi parte, e che si terrà il prossimo 12 gennaio 2008 a Roma, un coordinamento strutturato nel rispetto di tutte quante le esperienze e che su questi temi lavori, e costruisca un necessario sciopero dell’intero settore delle telecomunicazioni, come tappa di un percorso che unifichi tutte quante le mobilitazioni presenti nelle diverse aziende, e si concretizzi nella piena condivisione di ogni disagio che si verifichi in ciascuna realtà, affinché queste divengano patrimonio di tutti, e pertanto vengano affrontate in maniera unitaria da tutti i Lavoratori/trici del settore.

In questa ottica esprimiamo da subito pieno sostegno per le battaglie attualmente in corso, come quella che si sta realizzando in Wind contro il trasferimento forzato di 400 Dipendenti da Milano a Roma, ma allo stesso tempo intendiamo affrontare, in maniera unitaria, tutte quante le vertenze già in atto nelle singole realtà.

L’assemblea, infine, si pronuncia in disaccordo rispetto alla proposta di modifica dell’art. 2112 prodotta da CGIL-CISL-UIL che non risolve il nocciolo del problema. Se e` certamente auspicabile, come proposto, l’abrogazione dell'articolo 32 del decreto legislativo 276, che ha deregolamentato le cessioni di ramo d'azienda, vediamo invece come assolutamente negativo e` il punto relativo alla “responsabilità solidale”, che Cgil, Cisl E Uil risolvono con una proposta di stabilità garantita, all'interno del ramo ceduto, “per almeno l'intera durata dei contratti di servizio e comunque per un periodo minimo di 48/72 mesi”. Visto che i Lavoratori coinvolti in queste operazioni vengono ceduti con contratto a tempo indeterminato ma, sempre piu` spesso, alla scadenza delle commesse perdono il proprio Lavoro oppure subiscono tagli salariali e dei diritti, una proposta sindacale in materia, che cmq deve necessariamente passare da una discussione preventiva nei luoghi di lavoro con tutti i soggetti sindacali, non puo’ non partire da una richiesta che implichi un mantenimento occupazionale e dei diritti a tempo indeterminato.

Una proposta di tenore inferiore ostacola la reale e concreta modifica, oggi assolutamente necessaria, gia` presentata in parlamento.

I Lavoratori/trici e Delegati/e aderenti intendono costituire un sistema di comunicazione efficace attraverso blog e mailing list che a breve saranno realizzati.

Lavoratori/trici e Delegati/e del settore TLC aderenti all’assemblea del 24/11/2007

mercoledì 5 dicembre 2007

Sulle proposte confederali sulle cessioni di ramo d'azienda...

Lettera scritta all'indomani dell'assemblea del 26 novembre e non pubblicata da il manifesto e Liberazione:


Stavolta questa lettera non ci è stata pubblicata e allora, terminati i tempi canonici dell'attesa, la facciamo circolare al nostro interno, perché siamo stati gli unici “testimoni alternativi” dell’assemblea del 26 novembre scorso indetta da SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM, all’auditorium di in via Rieti a Roma, dove presentavano le loro norme sulle cessioni di rami d'azienda. La prima osservazione, ma lo davamo per scontato, è che non hanno fatto alcuna autocritica per non avere mai ostacolato in Telecom Italia e nelle aziende di TLC tutte le esternalizzazioni richieste dal datore di lavoro; per questo sono stati quindi rumorosamente fischiati da molti delegati e semplici lavoratori presenti, anche perché il tavolo di presidenza di cgil-cisl-uil ha, tra l’altro, negato l'intervento a Roberto Di Palma, delegato CGIL Vodafone, perché in disaccordo sulla cessione di 914 dipendenti appena sottoscritta ed anche alle RSU SNATER in quanto non confederali. E' riuscito a conquistare pochi minuti solamente Stefano Torcellan, RSU CGIL e Presidente A.N.L.E. (Associazione Naz. Lavoratori Esternalizzati), che con passione ha cercato di evidenziare l'inadeguatezza della loro proposta di legge che non migliora la vita di chi è già stato ceduto od è in procinto di esserlo, poiché consegna comunque il lavoratore ad una ergastolana precarietà nel cinico mondo delle speculazioni e delle fittizie combinazioni societarie con scadenza programmata. Chiediamo ai giornali che hanno raccontato un’altra assemblea, come sia possibile che cgil cisl e uil non riescano a capire che la loro proposta di vincolare il cedente sulla stabilità occupazionale, per il periodo della commessa o per almeno 48/72 mesi, è un modo per attaccare ed aggirare il contratto a tempo indeterminato, determinando perdite di diritti e di posti di lavoro? Torcellan ha inoltre ricordato i 3000 lavoratori Telecom esternalizzati, in parte fuoriusciti con mirate e “concertate” procedure di licenziamento e collocazione in mobilità (artt 4 e 24 L. 223/91) “pseudo-volontarie” e veracemente indotte. Pur essendo stata apprezzata l’intenzione di modificare l’articolo di legge che ripristinerebbe la preesistenza dell’autonomia funzionale, si è invece trascurato di sostenere il diritto del lavoratore di «opporsi al trasferimento al cessionario del suo contratto di lavoro…», unica vera garanzia di salvaguardia, in consonanza con la giurisprudenza comunitaria e con la proposta di legge del PRC, presentata a febbraio 2007.
Non gli è andata tanto bene, in termini di consenso, neanche con qualche intervento tra tutti quelli "preventivati e filtrati" essendo il tema troppo tormentato e la sofferenza non ha sigle!

Stefano Torcellan dell'Associazione Esternalizzati
Daniela Cortese e Raffaele Trischitta RSU SNATER Telecom Italia Sparkle
Roberto di Palma RSU CGIL Vodafone

mercoledì 28 novembre 2007

Appello per l’attuazione dei referendum contro la precarietà e per la democrazia sindacale


I firmatari del presente appello, considerando la precarietà uno dei peggiori mali della nostra società che impedisce a giovani e meno giovani di costruirsi un futuro, che riduce certezze e diritti, che ostacola qualsiasi possibilità di cambiamento in positivo della società civile, che affossa la solidarietà e la giustizia sociale, ritengono opportuno accompagnare alle mobilitazioni ed alle lotte che si sono messe in atto sino ad oggi e che sicuramente continueranno nel prossimo futuro, uno strumento democratico e di massa come il Referendum abrogativo.

Una ipotesi aperta che, partendo dalle Legge 30 e dalla Legge 276 relative ai lavori atipici e passando alla Legge 368 che regola specificatamente i contratti a tempo determinato, vada ad intercettare anche la richiesta diffusa di maggiore democrazia sindacale attraverso l'abrogazione parziale dell'Art. 19 dello Statuto dei Lavoratori, nella parte che discrimina le organizzazioni sindacali non firmatarie di contratto, eliminando un assurdo giuridico e politico che ha messo nelle mani dei datori di lavoro il riconoscimento della controparte sindacale. Il 16 Ottobre alcuni giuslavoristi e alcuni precari e rappresentanti sindacali di base hanno depositato in cassazione tre quesiti referendari sul lavoro precario e sulla democrazia sindacale nei posti di lavoro.

I quesiti sono finalizzati ad eliminare le maggiori storture del mercato del lavoro presenti nell'attuale legislazione ed a ripristinare la democrazia sindacale.

- abrogazione totale della Legge 30 e del decreto legislativo di attuazione 276 del 2003;
- abrogazione parziale del Decreto Legislativo 368 del 2001 sui contratti a tempo determinato.
- abolizione delle parole: “nell'ambito delle organizzazioni sindacali che siano firmatarie di contratti collettivi di lavoro applicati nell'unità produttiva” dell'art. 19 della Legge 300/70.


I firmatari del presente appello sostengono il Comitato Promotore che non si ritiene il detentore unico dei quesiti referendari depositati, considerandoli una proposta aperta a modifiche, ampliamenti ed integrazioni.

I firmatari, insieme al Comitato Promotore, proporranno un incontro per verificare la concreta fattibilità del percorso referendario finalizzato alla lotta alla precarietà ed allo sviluppo della democrazia sindacale.

22 novembre 2007

Clicca qui per firmare l'appello.

Clicca qui per vedere le adesioni all'appello.

RSU Bologna: - "No a uno sciopero di settore solo regionale"

Intervento della RSU di Bologna di ieri 27/11.
Oltre ad alcune critiche all'impostazione di un documento che la segreteria regionale di Slc Cgil ha diramato ai lavoratori bolognesi lunedì scorso, il comunicato avversa la "proposta di una manifestazione territoriale di settore" e contiene un primo resoconto dell'incontro del 24 novembre scorso a Roma.


Ciao a tutti,

il caso Vodafone, che ha visto l'impegno di lavoratrici e lavoratori della nostra azienda (che segue quelli di altre aziende del settore), impone ormai come non più rinviabile la discussione per modificare il quadro normativo che regola la cessione di ramo d’azienda.
Quanto è stato sostenuto e prodotto in questi faticosi e partecipati mesi porta di fatto ad una accelerazione in questo senso.
Come da comunicato di ieri 26 novembre della Slc Emilia Romagna il 21 novembre scorso nel corso dell'attivo regionale dei delegati è stato prodotto l'ordine del giorno che avete tutti letto.
Dal documento emergono due aspetti importanti.

La costruzione di una mobilitazione di settore nazionale è lo sbocco naturale di questa vertenza, anche se non esaustivo. La proposta di una manifestazione territoriale di settore arrivata solo oggi rischia di avere qualche limite nell'arginare e produrre una discussione su questo importante tema.

L'aspetto invece più importante su cui i 4 delegati della Cgil di Vodafone Bologna chiedono di aprire una discussione approfondita e’ rispetto ai punti di modifica proposti delle norme esistenti sulla cessione di ramo.
Sottolineiamo innanzitutto la mancanza di una approfondita discussione preventiva rispetto a temi cosi' tecnici e complessi partendo proprio dalle esperienze vissute.

In quell'odg si riporta la seguente proposta di modifica:

al punto uno: "abrogazione dell'art.32 del dlgs 276/03 e ripristino del concetto di autonomia funzionale preesistente"
al punto due: "riconoscimento per legge del principio di responsabilita' solidale per la stabilita' occupazionale per tutta la durata della commessa"

Al punto uno la proposta di abrogazione dell'art.32 del decreto legislativo 276/03, che ha deregolamentato le cessioni di ramo d'azienda, è pienamente condivisibile.
Al punto due, ciò che lascia perplessi noi delegati della Cgil di Vodafone Bologna è la proposta di riconoscere per legge il principio di responsabilità solidale per la stabilità occupazionale per tutta la durata della commessa (commessa che è a tempo determinato): la vera garanzia consiste nel mantenimento dei diritti a tempo indeterminato e quindi non a scadenza come si evince dalla proposta dell`odg. Ciò che bisogna impedire è il passaggio di fatto da un contratto a tempo indeterminato a tempo determinato (quantificandolo in un periodo pari alla durata della commessa). La mobilitazione di settore non può non avere questo come punto centrale delle rivendicazioni.

La cosa grave, ma che non ci impedirà di provare a sviluppare una completa e articolata discussione e sensibilizzazione di tutti su questo centralissimo aspetto, è che non si tiene conto di ciò che i lavoratori hanno palesato proprio in Emilia Romagna nell'ultima vertenza sul caso: quasi all'unanimità i lavoratori di Vodafone Bologna, insieme ad altre migliaia sul territorio nazionale, hanno detto NO ad un mandato a trattare con l`azienda che aveva proprio questo come punto caratterizzante: i diritti che seguono la commessa, anche se per 7 anni, non sono garanzia sufficiente per assicurare prospettive di stabilità e certezza dell’occupazione. Si passerebbe da un contratto a tempo indeterminato a un contratto a tempo determinato legato a una commessa a scadenza e quindi alla fine della commessa, lavoratori divenuti troppo costosi (perchè ceduti ad azienda con diritti e salari più bassi) perderanno il posto di lavoro o vedranno ridotti proprio quei salari e diritti.

Apprendiamo inoltre dai giornali come Alessandro Genovesi, Segretario Nazionale Slc, pubblicizzi e promuova questo tipo di proposta dopo che e’ stata presentata all’Assemblea Nazionale esternalizzati di Telecom a Roma da Slc, Fistel e Uilcom nella giornata di ieri.
Nel documento presentato dalle OO.SS. si sostiene che "in caso di cessione di ramo d`azienda debbano essere sancite tutele per cui non vi siano riduzioni del costo del lavoro e dei diritti nel medio periodo": questo e’ francamente inaccettabile. Non si puo' partire da un contratto a tempo indeterminato e pensare a tutele spostate nel medio periodo (quantificandole addirittura in un periodo di 48-72 mesi) che di fatto mettono in discussione la stessa stabilita' dell'occupazione. I diritti vanno garantiti nel medio ma anche e soprattutto nel lungo periodo.
Le tutele sono tali se non determinano arretramenti rispetto alle condizioni di partenza. Perche' invece non prendere spunto dal pronunciamento della Corte di Giustizia Europea che ha sancito la legittimita’ di normative che prevedano il diritto del lavoratore di “opporsi al trasferimento del suo rapporto di lavoro”? Crediamo che la proposta sindacale debba partire tenendo conto anche di questo aspetto.

Inoltre, sabato 24 novembre, proprio nell’ottica di un ampliamento della discussione delegati e lavoratori di Bologna hanno partecipato all’assemblea autoconvocata di lavoratori e delegati del settore appartenenti a diverse organizzazioni sindacali. Si e' discusso di democrazia sindacale, contrasto ad ogni forma di precarieta' e la conseguente costruzione dello sciopero di settore con l'obiettivo di modificare l'impianto normativo su cui poggiano le questioni del mondo del lavoro a partire dalle esternalizzazioni. Ci sara' un nuovo appuntamento a Gennaio e lavoreremo per costruire la piu' ampia partecipazione possibile.

RSU Bologna

26/11 - Slc, Fistel, Uilcom: "Nuove norme per le cessioni di ramo d'azienda"

Comunicato confederale di lunedì scorso.


Salvaguardare i perimetri aziendali per scommettere sullo sviluppo industriale e sulla qualità

Definire nuove norme per tutelare i lavoratori nelle cessioni di rami d’azienda


Come SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL ci confrontiamo non da oggi con il delicato tema delle cessioni di ramo d’azienda. Negli ultimi tempi, in particolare nel settore delle telecomunicazioni, siamo stati protagonisti di vertenze difficili e complesse che ci hanno spinto ad una riflessione: le attuali norme legislative, nate per tutelare i lavoratori, sono divenute in realtà con il passare degli anni un possibile strumento in mano alle imprese per mascherare licenziamenti collettivi -magari dilazionati nel tempo- e per ridurre i perimetri aziendali.

Siamo quindi partiti dalla nostra esperienza e dalle nostre attuali valutazioni: il settore delle TLC sta attraversando una fase di profonda riorganizzazione, esprimendo un modello di impresa che non condividiamo.
Per noi l’integrazione verticale è premessa per garantire le capacità di sviluppare processi e prodotti basati sulla convergenza e su nuovi servizi, sulla personalizzazione delle offerte, su una maggiore cura del cliente, sullo sviluppo dell’Information Tecnology. Uno sviluppo industriale di qualità delle imprese di TLC è quindi possibile solo salvaguardando gli attuali perimetri aziendali e disincentivando strategie basate sulla riduzione del costo del lavoro e dei diritti. Da questa nostra strategia basata sullo sviluppo industriale e sulla qualità per mantenere e far crescere il settore delle TLC siamo quindi partiti, giudicando nefasta la possibilità offerta all’impresa dalle attuali norme, di smontarsi a proprio piacimento (incentivando tra l’altro il nanismo industriale).

Occorre, per noi, una nuova legislazione che possa permettere a tutti di distinguere, senza pregiudiziali ideologiche, tra cessioni di rami d’azienda che siano realmente autonomi e funzionali ad una maggiore specializzazione produttiva (e quindi anche ad un crescita nel tempo della qualità produttiva e dell’occupazione), da cessioni finalizzate esclusivamente alla riduzione dei perimetri aziendali e destinate a creare “scatole vuote”, senza ragione di essere se non quella di ridurre l’occupazione nelle imprese cedenti.

Quello che infatti oggi manca nel nostro ordinamento - come scrivemmo già nella lettera che in data 20 febbraio 2007 inviammo al Ministro del Lavoro - è un sistema di tutele adatte a permettere questa distinzione e quindi a poter valutare il merito industriale di ogni scelta, senza il ricatto dei licenziamenti camuffati.

Come SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL mettiamo allora a disposizione delle Confederazioni Nazionali, del Parlamento e dei principali partiti di Governo le seguenti proposte, consapevoli che - se l’art. 32 del dlgs. 276/03 ha peggiorato la norma prevista dall’articolo 2112 del Codice civile, sostituendo il requisito dell’autonomia funzionale preesistente con un più incerto requisito di autonomia funzionale “identificata come tale dal cedente e dal cessionario al momento del suo trasferimento” – limiti normativi erano ben presenti anche nella vecchia formulazione del Codice Civile.

Nello specifico chiediamo che:

1) venga abrogato l’articolo 32 del dlgs. 276/03, ripristinando il concetto di autonomia funzionale preesistente, al fine di dare anche maggiore stabilità e visibilità all’organizzazione dei cicli produttivi;
2) venga riconosciuto per legge il principio della responsabilità solidale che vincoli il cedente e il cessionario a garantire la totale stabilità occupazionale all’interno del ramo ceduto, per almeno l’intera durata dei contratti di servizio e comunque per un periodo di tempo minimo di 48-72 mesi dal momento della cessione;
3) venga riconosciuto per legge un periodo per il confronto sindacale prima della cessione superiore a quanto previsto dalla legge 428/90, per permettere una più attenta analisi delle ricadute produttive e sociali del trasferimento, soprattutto per quelle imprese titolari di licenze pubbliche o comunque che operano su servizi di interesse generale.


Solo sancendo infatti tutele per cui, in caso di cessione di ramo d’azienda, non vi siano nel medio periodo riduzioni sul costo del lavoro e sui diritti, si potrà sviluppare un rapporto tra le parti sociali e tra le imprese ed i lavoratori basato esclusivamente sulla condivisione o meno dei progetti industriali e quindi giungere ad un rapporto più equilibrato tra le legittime scelte delle aziende e l’esigenza di maggiori certezze da parte dei lavoratori.

Questi sono i principi che dovrebbero per noi caratterizzare un nuova legge in materia di terziarizzazioni. In particolare il principio di una comune responsabilità tra cedente e cessionario ai fini di una piena tutela contro i licenziamenti collettivi è stato riconosciuto per la prima volta e dopo una forte mobilitazione sindacale, in un importante accordo sottoscritto recentemente presso il Ministero dello Sviluppo Economico dalle tre categorie e le società Vodafone-Comdata e che siamo certi peserà positivamente nel settore e nei confronti del mondo delle imprese.
Ma proprio la bontà dell’accordo e del fatto che tale principio viene ora riconosciuto da parte anche di grandi imprese multinazionali rende ancora urgente un intervento normativa e più forti le nostre ragioni, a tutela dell’intero mondo del lavoro.

mercoledì 21 novembre 2007

Burgio: - "Il caso Vodafone. I limiti di una norma pessima peggiorata dalla «legge 30»"

Intervento di Alberto Burgio su il manifesto del 20/11

Una nuova legge sui «rami d'azienda»

Il caso Vodafone. I limiti di una norma pessima peggiorata dalla «legge 30». Da cambiare subito

Dopo il Protocollo sul welfare è toccato all'accordo sulla cessione del servizio clienti di Vodafone al gruppo Comdata. In entrambi i casi le scelte dei vertici sindacali hanno ricevuto il via libera dai referendum indetti tra i lavoratori. È il caso di parlare di successi della partecipazione democratica?

Sul Protocollo ci sono opinioni diverse, sia sulla congruenza del quesito, sia sulle modalità della consultazione, certo non favorevole alla libera espressione delle posizioni critiche. Anche sull'accordo Vodafone-Comdata il giudizio è discorde. L'8 novembre, su queste pagine, Alessandro Genovesi lo ha definito un «importante passo avanti», pur chiarendo che il Slc-Cgil mantiene un giudizio critico sulla cessione. L'accordo conterrebbe buone garanzie per i 914 lavoratori ceduti e il referendum avrebbe garantito la democrazia sindacale. Il giudizio di gran parte dei lavoratori è ben diverso. In primo luogo occorre tenere conto che ai lavoratori non è stata offerta la possibilità di opporsi alla cessione. Il consenso di chi ha accettato l'accordo non implica quindi un giudizio favorevole al trasferimento. Tutt'altro. L'accordo genera precarietà (in Vodafone i contratti erano a tempo indeterminato) e nulla garantisce in merito ad ulteriori eventuali esternalizzazioni. Si parla di sette anni di lavoro garantiti e c'è da sperare che la clausola di co-datorialità inserita nell'accordo (l'obbligo, per chi cede, di garantire la tutela occupazionale dei lavoratori trasferiti) costituisca un paracadute sufficiente. Nulla è stato chiesto né garantito agli altri 8mila dipendenti Vodafone, che ora temono per il proprio futuro. Non stupisce che la consultazione abbia registrato appena il 44,4% dei consensi e l'opposizione di oltre il 41% dei lavoratori, che verranno pertanto ceduti contro la loro volontà.

Detto questo, su un punto non si può non convenire con Genovesi. La normativa vigente in materia (l'art. 2112 del codice civile modificato da un decreto attuativo della legge 30) è pessima, proprio perché consente alle imprese di trattare i propri dipendenti come «sacchi di sabbia». Il punto-chiave è l'assenza di vincoli sul piano dell'autonomia funzionale preesistente alla cessione, che permette all'impresa di trasformare in «ramo d'azienda» e cedere qualsiasi gruppo di dipendenti. Violando un principio in vigore sino al 2001 e ribadito tanto dalla Cassazione quanto dalla Direttiva europea 23/2001. Non solo. Il totale arbitrio delle imprese determina conseguenze dirompenti perché, al contrario, ai lavoratori non è dato opporsi a trasferimenti che spesso mascherano puri e semplici licenziamenti collettivi. Contro questo stato di cose la Corte di Giustizia europea ha sancito la legittimità di normative che prevedano il diritto del lavoratore di «opporsi al trasferimento del suo rapporto di lavoro». Invano, per quel che riguarda il Bel Paese, culla della «buona flessibilità» nella quale il lavoro rischia di vedersi ridotto a variabile dipendente dei processi produttivi.

E difatti il caso Vodafone (una multinazionale che registra utili annui di oltre 4 miliardi di euro) è solo la punta di un iceberg. Genovesi ha ragione nel chiamare in causa tutti gli attori coinvolti a una precisa assunzione di responsabilità. Ci vuole una nuova legge, che metta fine a un andazzo non più tollerabile. Anche a questo proposito, però, occorre un'attenta valutazione. La codatorialità è necessaria ma insufficiente, perché interviene quando il danno (la crisi dell'azienda cessionaria) è fatto. Va quindi accompagnata da garanzie preventive che riguardino sia l'autonomia funzionale del ramo d'azienda, sia il consenso dei lavoratori, che debbono poter decidere sul proprio destino.

Una proposta di legge di tal fatta (la n. 2261) è stata depositata alla Camera lo scorso febbraio. Per sollecitarne l'esame da parte della Commissione Lavoro si è sviluppata in queste settimane una mobilitazione spontanea tradottasi già in oltre mille sottoscrizioni* (zanutto.giorgio@libero.it). È il momento di stringere e di passare dalla denuncia all'iniziativa. La precarietà non è fatta solo di tempo determinato e di finte collaborazioni a progetto. È anche il frutto avvelenato di licenziamenti collettivi messi in atto con la complicità di una legge vergognosa.

Alberto Burgio


* (Giorgio Zanutto è il promotore di questa petizione on line)

martedì 20 novembre 2007

Petizione online per la modifica dell'art. 2112

Appello per chiedere l'approvazione della proposta di legge 2261 del 14 febbraio 2007 recante "modifiche all'articolo 2112 del codice civile in materia di mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento d'azienda o di ramo d'azienda"

Indetta l'assemblea nazionale di settore il 24 novembre a Roma

Sabato prossimo 24 novembre dalle ore 14,30, presso la sala Rossa del X municipio di Roma (piazza Cinecittà 11, fermata metro Subaugusta), si terrà l'assemblea nazionale del settore telecomunicazioni promossa dai lavoratori Vodafone in lotta durante la grande manifestazione dello scorso 19 ottobre. Sarà questo il momento, per i lavoratori Vodafone, di dare seguito al grande movimento costruito contro la precarizzazione subita. Sarà questo il momento per riaffermare che questa partita non è ancora conclusa. Sarà questo il momento per guardarsi intorno e unificare tutte le lotte contro le tante forme di precarizzazione del nostro settore.

Invitiamo pertanto i colleghi di Vodafone, Comdata e di tutte le aziende delle telecomunicazioni, a partecipare a tale iniziativa. Discuteremo tutti insieme i problemi dei lavoratori, quali strategie mettere in campo e analizzeremo se tutta questa precarietà possa essere combattuta anche, ma non solo, con l'indizione di uno sciopero di settore, come proposto dai lavoratori Vodafone nella importante e riuscita manifestazione del 19 ottobre. Oltre ai lavoratori di varie realtà aziendali, hanno per ora aderito:

Rete 28 aprile nella CGIL Vodafone,
Cobas del lavoro privato
FLMU Cub Roma,
Segr. naz. Snater tlc

Sciopero in Wind

A seguito dell’esito negativo con cui si sono conclusi gli incontri previsti dalla normativa in vigore in materia di Sciopero, i Cobas del Lavoro Privato indicono uno :

SCIOPERO per l’intero turno di Lavoro
per tutti i Lavoratori del gruppo Wind
VENERDI’ 30 NOVEMBRE 2007

Siamo contrari ai trasferimenti collettivi che si paventano dopo la comunicata intenzione dell’Azienda di trasferire su Roma alcune aree e funzioni. Riteniamo che qualsiasi manovra di tali proporzioni dovrebbe essere considerata dall’azienda a partire dall’impatto sociale che ne conseguirebbe. Solo dopo l’azienda avrebbe qualche credenziale nel dichiarare (come nella comunicazione del 23 ottobre) di voler "gestire questo percorso con la massima attenzione per le persone coinvolte". L’art. 25 del nostro Contratto di Lavoro contempla in questi casi anche la "mobilità professionale", unico contrappeso in grado di evitare sulla sede di Milano una pesante ricaduta occupazionale a seguito di questa eventuale ristrutturazione. In assenza di ogni garanzia occupazionale per la sede di Milano, siamo contrari a questo progetto, comunicato tra l’altro come una decisione gia presa. Siamo altresì contrari ad ulteriori cessioni di ramo d’azienda.
Purtroppo nel settore delle TLC, caratterizzato tra l’altro da grossi margini di profitto, stiamo assistendo ad un accentuarsi delle ristrutturazioni dall’esito nefasto per la stabilità e la dignità del Lavoro Dipendente. Le cessioni di ramo d’azienda avvenute in Wind e Vodafone Italia nel solo 2007 (circa 1.200 persone) sono solo gli ultimi esempi dello scenario che si sta delineando.
Urge una controffensiva di Settore, una maggiore autodeterminazione dei Lavoratori coinvolti.
Il nostro Contratto di Settore si rivela ad oggi uno strumento inadeguato, la politica e le istituzioni (di ogni colore e sfumatura) sembrano ben lontani dal prendere provvedimenti in materia di tutela del Lavoro Dipendente.
Ribadiamo infine la necessità di una scelta accurata per le date di eventuali successive iniziative di Sciopero. In assenza di normativa e trasparenza in materia di consultazione dei Lavoratori e relativamente ai processi decisionali collettivi, invitiamo i Colleghi ad esprimersi in tutti i modi possibili (feedback[at]cobasinwind.it)

Roma, 20 novembre 2007

sabato 17 novembre 2007

il manifesto: "Il caso Vodafone non è chiuso", il punto dei Cobas Vodafone

Articolo pubblicato il 14/11:


Il caso Vodafone non è chiuso

Bartolomeo Matarazzo
Salvatore Musella *

Lo scellerato accordo per la cessione di 914 lavoratori e lavoratrici è stato firmato senza nessun mandato dei diretti interessati e la presunta consultazione si è svolta in totale spregio alle più elementari regole di democrazia e di partecipazione. Non è stata organizzata con spoglio contemporaneo in tutte le sedi (noi della sede di Napoli, che in massa abbiamo votato contro, siamo stati portati a votare con un risultato già acquisito), ed è mancato il controllo in diverse sedi, oltre che commissioni «super partes». E per finire, lor signori cantano vittoria con un accordo approvato neppure dal 50% degli interessati (solo il 44,42%)!
Dalla «vertenza» Vodafone emerge chiaramente che grazie alla lotta, si era raggiunto un elevatissimo livello di visibilità (in un momento in cui tutta l'opinione pubblica e' più che mai attenta al tema del lavoro precario), e di autonomia del movimento con l'autoconvocazione della manifestazione nazionale a Roma del 19 ottobre per manifestare senza se e senza ma contro la cessione. Ma i sindacati decidono di frenare l'ascesa del movimento sedendosi ad un tavolo di trattative mai chiesto ne voluto dai lavoratori e dalla lavoratrici di Vodafone Italia, offrendo un grande vantaggio all'azienda e alle istituzioni.
Infatti, l'accordo per la cessione di ramo sana le mancanze legali di questa esternalizzazione: nel testo il sindacato legittima e ufficializza che è «trasferimento di ramo» regalando all'azienda la possibilità di difendersi al meglio dai ricorsi legali.
Nell'accordo non c'è alcuna garanzia che non ci siano altre esternalizzazioni per i prossimi 38 mesi (si parla di piano industriale che scade a dicembre 2010) Vodafone conferma che l'attuale piano industriale non prevede altre esternalizzazioni, ma i piani industriali vengono rivisti più volte a distanza di pochi mesi e non c'è alcun impegno specifico da parte dell'azienda a non attuare nuove cessioni. A riprova di ciò il lapidario comunicato di Vodafone all'indomani della trattativa, apparso sulle pagine di questo stesso giornale. La presunta illicenziabilità per 7 anni (e dopo?) svanisce di fronte all'ambiguità delle responsabilità di Vodafone, Comdata e controllate per non parlare poi del fatto che possiamo essere spostati dalla commessa Vodafone allo scioglipancia.
Ma sopratutto questo accordo era contro i lavoratori e le lavoratrici che volevano combattere questa cessione per generalizzare una battaglia contro tutte quelle leggi che consentono la frantumazione del lavoro «stabile» e lo sfruttamento del lavoro precario.
Per finire, non siamo né piegati né soprafatti dallo sconforto! La questione Vodafone/Comdata non è chiusa.
Dopo lo sciopero generale del 9 novembre torneremo nelle piazze, con i nostri cartelli vendesi, con la nostra sana e frizzante voglia di vivere, a gridare la nostra rabbia, a gridare ai signori che ci governano e a quelli che fingono di rappresentarci che con questo spregevole accordo non hanno sopito la lotta. Restiamo ancora un «caso sociale», come lo sono gli «esternalizzati» di Wind e quelli di Telecom Italia, e tutti i precari e le precarie delle telecomunicazioni e proseguiremo le iniziative di lotta fino a che tutti i «ceduti» non saranno rientrati in Vodafone.
E il prossimo appuntamento sarà, come richiesto a viva voce nelle mobilitazioni di questi ultimi due mesi, l'indispensabile sciopero di settore da realizzare con tutti quelli che non obbediscono supinamente ai diktat delle segreterie, dei padroni e delle istituzioni. Perché l'unico modo di contrastare la piaga della precarizzazione che flagella il nostro settore, ingordo di profitti e ricco di precarietà, è che tutti ci rendiamo conto di essere una «cosa sola» tutti insieme ci muoviamo per riprenderci la nostra vita perché non volgiamo più essere le loro merci.

* Cobas Vodafone

Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil: - "Nuove norme per le cessioni di ramo d'azienda"

Salvaguardare i perimetri aziendali per scommettere sullo sviluppo industriale e sulla qualità. Definire nuove norme per tutelare i lavoratori nelle cessioni di rami d’azienda.

Come SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL ci confrontiamo non da oggi con il delicato tema delle cessioni di ramo d’azienda. Negli ultimi tempi, in particolare nel settore delle telecomunicazioni, siamo stati protagonisti di vertenze difficili e complesse che ci hanno spinto ad una riflessione: le attuali norme legislative, nate per tutelare i lavoratori, sono divenute in realtà con il passare degli anni un possibile strumento in mano alle imprese per mascherare licenziamenti collettivi -magari dilazionati nel tempo- e per ridurre i perimetri aziendali.

Siamo quindi partiti dalla nostra esperienza e dalle nostre attuali valutazioni: il settore delle TLC sta attraversando una fase di profonda riorganizzazione, esprimendo un modello di impresa che non condividiamo.

Per noi l’integrazione verticale è premessa per garantire le capacità di sviluppare processi e prodotti basati sulla convergenza e su nuovi servizi, sulla personalizzazione delle offerte, su una maggiore cura del cliente, sullo sviluppo dell’Information Tecnology. Uno sviluppo industriale di qualità delle imprese di TLC è quindi possibile solo salvaguardando gli attuali perimetri aziendali e disincentivando strategie basate sulla riduzione del costo del lavoro e dei diritti. Da questa nostra strategia basata sullo sviluppo industriale e sulla qualità per mantenere e far crescere il settore delle TLC siamo quindi partiti, giudicando nefasta la possibilità offerta all’impresa dalle attuali norme, di smontarsi a proprio piacimento (incentivando tra l’altro il nanismo industriale).

Occorre, per noi, una nuova legislazione che possa permettere a tutti di distinguere, senza pregiudiziali ideologiche, tra cessioni di rami d’azienda che siano realmente autonomi e funzionali ad una maggiore specializzazione produttiva (e quindi anche ad un crescita nel tempo della qualità produttiva e dell’occupazione), da cessioni finalizzate esclusivamente alla riduzione dei perimetri aziendali e destinate a creare “scatole vuote”, senza ragione di essere se non quella di ridurre l’occupazione nelle imprese cedenti.

Quello che infatti oggi manca nel nostro ordinamento - come scrivemmo già nella lettera che in data 20 febbraio 2007 inviammo al Ministro del Lavoro - è un sistema di tutele adatte a permettere questa distinzione e quindi a poter valutare il merito industriale di ogni scelta, senza il ricatto dei licenziamenti camuffati.

Come SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL mettiamo allora a disposizione delle Confederazioni Nazionali, del Parlamento e dei principali partiti di Governo le seguenti proposte, consapevoli che - se l’art. 32 del dlgs. 276/03 ha peggiorato la norma prevista dall’articolo 2112 del Codice civile, sostituendo il requisito dell’autonomia funzionale preesistente con un più incerto requisito di autonomia funzionale “identificata come tale dal cedente e dal cessionario al momento del suo trasferimento” – limiti normativi erano ben presenti anche nella vecchia formulazione del Codice Civile.

Nello specifico chiediamo che:

1. venga abrogato l’articolo 32 del dlgs. 276/03, ripristinando il concetto di autonomia funzionale preesistente, al fine di dare anche maggiore stabilità e visibilità all’organizzazione dei cicli produttivi;
2. venga riconosciuto per legge il principio della responsabilità solidale che vincoli il cedente e il cessionario a garantire la totale stabilità occupazionale all’interno del ramo ceduto, per almeno l’intera durata dei contratti di servizio e comunque per un periodo di tempo minimo di 48-72 mesi dal momento della cessione;
3. venga riconosciuto per legge un periodo per il confronto sindacale prima della cessione superiore a quanto previsto dalla legge 428/90, per permettere una più attenta analisi delle ricadute produttive e sociali del trasferimento, soprattutto per quelle imprese titolari di licenze pubbliche o comunque che operano su servizi di interesse generale.


Solo sancendo infatti tutele per cui, in caso di cessione di ramo d’azienda, non vi siano nel medio periodo riduzioni sul costo del lavoro e sui diritti, si potrà sviluppare un rapporto tra le parti sociali e tra le imprese ed i lavoratori basato esclusivamente sulla condivisione o meno dei progetti industriali e quindi giungere ad un rapporto più equilibrato tra le legittime scelte delle aziende e l’esigenza di maggiori certezze da parte dei lavoratori.

Questi sono i principi che dovrebbero per noi caratterizzazione un nuova legge in materia di terziarizzazioni. In particolare il principio di una comune responsabilità tra cedente e cessionario ai fini di una piena tutela contro i licenziamenti collettivi è stato riconosciuto per la prima volta e dopo una forte mobilitazione sindacale, in un importante accordo sottoscritto recentemente presso il Ministero dello Sviluppo Economico dalle tre categorie e le società Vodafone-Comdata e che siamo certi peserà positivamente nel settore e nei confronti del mondo delle imprese.

Ma proprio la bontà dell’accordo e del fatto che tale principio viene ora riconosciuti da parte anche di grandi imprese multinazionali rende ancora urgente un intervento normativa e più forti le nostre ragioni, a tutela dell’intero mondo del lavoro.

Roma 16/11/07
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL

giovedì 15 novembre 2007

RSU Bologna: - "Le prossime tappe per tenere alta l'attenzione e unito il fronte dei lavoratori"

Ciao,

il 9 novembre scorso e’ stato comunicato lo scioglimento della riserva circa l’ipotesi d’accordo relativa alla vertenza sull’esternalizzazione dei nostri colleghi.
Dopo la battuta d’arresto segnata dall’approvazione dell’ipotesi d’accordo, la Rsu ha lavorato in questi giorni per cercare di tenere alta l'attenzione e unito un fronte amplissimo di consensi consapevole e mediaticamente visibile, che possa funzionare da deterrente e motore per cercare di imporre qualsiasi cambiamento o novita’.

Abbiamo valutato e condiviso, insieme a delegati e lavoratori del gruppo e del settore, una serie di iniziative da mettere in campo nelle prossime settimane.
Sabato 24 novembre a Roma si terra’ un’assemblea di settore organizzata da delegati e lavoratori di Vodafone Italia alla quale parteciperanno anche colleghi di altre aziende delle telecomunicazioni aperta a tutti per discutere della nostra vertenza, della piu’ ampia lotta al precariato e a tutte le forme di precarizzazione del lavoro operate nel nostro settore.
Concorreremo cosi’ alla discussione dei passi necessari da intraprendere per arrivare anche allo sciopero di settore, da tanto tempo promesso e finora mai realizzato: questo sarebbe stato lo sbocco naturale alla nostra controversa e discussa vertenza; oggi resta un passo necessario e centrale, anche se non esaustivo, affinche’ vengano apportate quelle modifiche al quadro normativo per impedire alle aziende di riprodurre altre operazioni simili.

Circa la specifica vicenda della esternalizzazione Vodafone la partita non e’ chiusa: ci saranno le azioni legali di colleghi che ricorreranno all`ultimo strumento in loro possesso per fare chiarezza su tutta la vicenda. Noi non possiamo abbandonarli, e seppur simbolicamente (non essendo direttamente coinvolti come sede) contribuiremo a sostenere le spese legali del caso: anche per questo organizzeremo una “festa dei lavoratori Vodafone Bologna” (si pensava a lunedi’ 10 dicembre).

Ci sono poi problematiche come la questione occupazionale che non possono essere piu’ rimandate: la nostra azienda non assume piu’ da anni; nonostante i risultati economici incredibili esternalizza dipendenti; vede diminuire drasticamente mese dopo mese gli occupati: e’ chiaro come tutto questo ci esponga a nuove operazioni di precarizzazione del lavoro e taglio del personale.
A tal proposito l’altro ieri nel direttivo della Cgil e’ stata nuovamente posta questa questione alla presenza dei segretari Provinciale, Regionale e Nazionale. Dobbiamo incalzare e lavorare affinche’ queste questioni siano seriamente affrontate, non vorremmo ritrovarci a rivestire il solito ruolo di Cassandre.

Domani 16 novembre ci sara’ l’importante sciopero nazionale dei metalmeccanici per il rinnovo del loro CCNL. I lavoratori e i delegati di Vodafone Bologna ci saranno compatibilmente con il turno di lavoro essendo per tutti noi giornata lavorativa; il concentramento e’ previsto in porta Saragozza alle ore 9,00.
Per chi volesse aderire puo’ contattare anche i delegati Daniele Americola, Alessandro Borroni, Gabriele Cesari, Giorgio Paglieri.
Il 21 novembre, inoltre, e’ stato convocato un attivo regionale dei delegati CGIL dell’Emilia Romagna alla presenza della Segreteria Nazionale.
Cercheremo anche in quella sede di organizzarci con gli altri delegati delle aziende di telecomunicazione per promuovere iniziative in linea con quelle piu` volte sostenute in questi mesi dai lavoratori di Vodafone Bologna nelle assemblee, anche con o.d.g. e dai delegati nei direttivi, circa l’estensione della vertenza a tutto il settore.
Il quadro normativo che regola strumenti di flessibilita’ e precarieta’ va’ cambiato e occorre agire per ottenere questo risultato, producendo atti e fatti concreti.
Non ci si puo’ piu’ limitare a prendere atto dei problemi, o a cercare di governarli rincorrendoli, ma mettere in campo azioni sindacali efficaci e incisive, che facciano del consenso e del rispetto della volonta’ e delle sensibilita’ di chi lavora la propria Stella Polare.

RSU Bologna

domenica 11 novembre 2007

09/11 - Sciopero generale indetto dai sindacati di base

Alla manifestazione di Bologna nel giorno dello sciopero generale indetto dal sindacalismo di base era presente uno spezzone di lavoratori Vodafone. Il corteo è passato davanti al Vodafone One di Via Ugo Bassi e davanti alla camera del lavoro, il servizio al tg3 regionale si è concluso con le immagini dei lavoratori Vodafone.

Altre immagini e video di bulaggna.

venerdì 9 novembre 2007

Genovesi: - "L'accordo Vodafone un punto di riferimento. Ora si cambi l'art. 2112"

Editoriale del segretario nazionale di Slc Cgil Alessandro Genovesi sul manifesto dell'8 novembre.

Dopo l'approvazione dell'ipotesi di accordo da parte della maggioranza dei lavoratori interessati, ieri è stato ufficialmente siglato tra la Vodafone e il gruppo Comdata il contratto per la cessione di un ramo d'azienda che coinvolge 914 ormai ex lavoratori della multinazionale inglese. La vertenza Vodafone segna un importante passo avanti, garantendo tutele e diritti significativi ai lavoratori oggetto della cessione e rappresentando un primo punto di riferimento sia per le altre imprese titolari di licenza (Telecom, Wind, 3 Italia) che per i tanti call center in outsourcing.
In particolare se anche questa esperienza dimostra l'importanza di garantire sempre - tramite referendum - la libera espressione dei lavoratori, dall'altro ci consegna una riflessione per il futuro che dovrà coinvolgere i lavoratori di tutto il settore, anche al di là dell'importanza di validare democraticamente le diverse ipotesi di accordo. L'iniziativa politica e quella sindacale debbono oggi, infatti, andare sempre più di pari passo in tema di esternalizzazioni, cercando coerentemente di ristabilire un primato del lavoro rispetto alle pure logiche del mercato, e chiamando tutti alle proprie responsabilità: partiti, istituzioni, imprese.
La cessione delle attività di back office da parte di Vodafone, tramite il trasferimento di un ramo d'azienda a Comdata, rimane infatti un progetto che non abbiamo condiviso e rimane tutta in piedi la battaglia che come Slc Cgil, da mesi, portiamo avanti contro le norme introdotte dal dlgs. 276/03 e che hanno ridotto le tutele previste dall'art. 2112 del Codice Civile.
Una battaglia che ci vede impegnati, unitariamente con Fistel-Cisl e Uilcom-Uil, sin da quando con la cessione del call center Wind di Sesto San Giovanni abbiamo elaborato una proposta che non solo chiede di ripristinare il principio dell'autonomia funzionale presistente (principio modificato dalla legge del centrodestra), ma che chiede anche e soprattutto di inserire quelle garanzie che mancavano già prima della legge 30 e, in assenza delle quali, la cessione di ramo d'azienda troppe volte tende a mascherare potenziali licenziamenti collettivi.
Chiediamo allora che sia inserita, nella nozione di cessione di ramo d'azienda, il principio della codatorialità: cioè di una responsabilità del cedente nel garantire la totale tutela occupazionale dei lavoratori ceduti per la durata della commessa (e comunque per almeno 48 mesi), al fine di poter distinguere (ancor prima di condividere o meno il progetto industriale) tra terziarizzazioni per specializzazione produttiva e meri "trucchi" per gestire esuberi.
Un principio, quello della responsabilità del cedente, che siamo riusciti a conquistare sindacalmente nell'accordo Vodofone (illicenziabilità per tutta la durata della commessa pari a 7 anni, riconoscimento del legame tra lavoratore ed attività e conseguenti tutele in caso di recessione del contratto, di possibile fallimento del cessionario, di trasferimento di attività ad altri, ecc.), grazie alle mobilitazioni dei lavoratori e all'impegno di molti soggetti in campo, e che deve ora servire però non solo a tutelare tutti gli altri lavoratori del settore, ma anche a spingere la politica a riconoscere maggiori tutele nella legge.
L'accordo Vodafone infatti rende più forti le nostre rivendicazioni, dimostra che è possibile costringere anche una multinazionale ricca e forte ad assumersi le proprie responsabilità sociali, ma serve una nuova legge. Serve un intervento specifico cioè, in coerenza con il programma presentato dal Governo agli elettori, che abbia il coraggio di mettere le mani su una presunta sovranità dell'impresa che troppe volte sconfina nell'irresponsabilità, nel trasferire sui lavoratori il rischio di mercato.

09/11 - Lavoratori autorganizzati di Milano per lo sciopero generale

"UNA VOCE DA MILANO PER CONTINUARE AD OPPORSI!"

Preso atto che:

· L'iter che ha portato all'ipotesi d'accordo sulla cessione non è stato assolutamente condiviso dai lavoratori

· L'esito del voto esprime una maggioranza relativa e fortemente condizionata anche da pressioni aziendali eticamente e legalmente inaccettabili

ribadiamo con fermezza la nostra contrarietà alla cessione di (presunto) ramo d'azienda e, in generale, a qualsiasi strumento o legge che incoraggi le aziende a rendere sempre più precari i lavoratori.
In virtù di quanto scritto, crediamo che questa lotta non sia per niente terminata!
Per questo motivo ci stiamo già mobilitando per costruire tutte le iniziative necessarie per sostenerla, ad iniziare dall'adesione allo sciopero del 9/11 contro la precarietà.

Vogliamo dare da subito un segnale forte e chiaro sfilando in corteo con tutti i lavoratori del settore che aderiscono alla manifestazione con ritrovo in L.rgo Cairoli alle ore 9.30
Invitiamo tutti a partecipare per urlare il nostro "NO" perche' solo uniti saremo vincitori.

Lavoratrici e lavoratori autorganizzati di Vodafone contro tutte le esternalizzazioni

mercoledì 7 novembre 2007

Call Strike

Venerdì prossimo, nell'ambito della giornata di mobiliazione indetta dai Cobas, ci sarà anche un'iniziativa congiunta di lavoratori Vodafone e Wind promossa dall'"Unione delle associazioni dei parenti delle vittime delle esternalizzazioni":

Mentre le aziende dichiarano di perseguire il "Core Business" dimostrando che solo i profitti stanno loro a cuore, centinaia di lavoratori vengono esternalizzati. Ai dirigenti le stock options, ai dipendenti lo stesso lavoro altrove e precarizzato.
Le associazioni dei parenti delle vittime delle esternalizzazioni lanciano un appello affinché tutta la cittadinanza faccia sentire il proprio sdegno.
Se i gestori telefonici si ostinano nella loro diabolica volontà d'esternalizzare mandiamo un segnale forte e chiaro:

Partecipiamo al Call Strike in solidarietà con le lavoratrici e i lavoratori Wind e Vodafone, venerdì 9 novembre dalle ore 9:00 alle ore 13:00 contatta i numeri 190 e 800227755 per Vodafone, il 156 e il 159 per Wind.

Aguzziamo le orecchie, alziamo le cornette, agitiamo i cellulari, intasiamo le linee.


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