mercoledì 28 novembre 2007

Appello per l’attuazione dei referendum contro la precarietà e per la democrazia sindacale


I firmatari del presente appello, considerando la precarietà uno dei peggiori mali della nostra società che impedisce a giovani e meno giovani di costruirsi un futuro, che riduce certezze e diritti, che ostacola qualsiasi possibilità di cambiamento in positivo della società civile, che affossa la solidarietà e la giustizia sociale, ritengono opportuno accompagnare alle mobilitazioni ed alle lotte che si sono messe in atto sino ad oggi e che sicuramente continueranno nel prossimo futuro, uno strumento democratico e di massa come il Referendum abrogativo.

Una ipotesi aperta che, partendo dalle Legge 30 e dalla Legge 276 relative ai lavori atipici e passando alla Legge 368 che regola specificatamente i contratti a tempo determinato, vada ad intercettare anche la richiesta diffusa di maggiore democrazia sindacale attraverso l'abrogazione parziale dell'Art. 19 dello Statuto dei Lavoratori, nella parte che discrimina le organizzazioni sindacali non firmatarie di contratto, eliminando un assurdo giuridico e politico che ha messo nelle mani dei datori di lavoro il riconoscimento della controparte sindacale. Il 16 Ottobre alcuni giuslavoristi e alcuni precari e rappresentanti sindacali di base hanno depositato in cassazione tre quesiti referendari sul lavoro precario e sulla democrazia sindacale nei posti di lavoro.

I quesiti sono finalizzati ad eliminare le maggiori storture del mercato del lavoro presenti nell'attuale legislazione ed a ripristinare la democrazia sindacale.

- abrogazione totale della Legge 30 e del decreto legislativo di attuazione 276 del 2003;
- abrogazione parziale del Decreto Legislativo 368 del 2001 sui contratti a tempo determinato.
- abolizione delle parole: “nell'ambito delle organizzazioni sindacali che siano firmatarie di contratti collettivi di lavoro applicati nell'unità produttiva” dell'art. 19 della Legge 300/70.


I firmatari del presente appello sostengono il Comitato Promotore che non si ritiene il detentore unico dei quesiti referendari depositati, considerandoli una proposta aperta a modifiche, ampliamenti ed integrazioni.

I firmatari, insieme al Comitato Promotore, proporranno un incontro per verificare la concreta fattibilità del percorso referendario finalizzato alla lotta alla precarietà ed allo sviluppo della democrazia sindacale.

22 novembre 2007

Clicca qui per firmare l'appello.

Clicca qui per vedere le adesioni all'appello.

RSU Bologna: - "No a uno sciopero di settore solo regionale"

Intervento della RSU di Bologna di ieri 27/11.
Oltre ad alcune critiche all'impostazione di un documento che la segreteria regionale di Slc Cgil ha diramato ai lavoratori bolognesi lunedì scorso, il comunicato avversa la "proposta di una manifestazione territoriale di settore" e contiene un primo resoconto dell'incontro del 24 novembre scorso a Roma.


Ciao a tutti,

il caso Vodafone, che ha visto l'impegno di lavoratrici e lavoratori della nostra azienda (che segue quelli di altre aziende del settore), impone ormai come non più rinviabile la discussione per modificare il quadro normativo che regola la cessione di ramo d’azienda.
Quanto è stato sostenuto e prodotto in questi faticosi e partecipati mesi porta di fatto ad una accelerazione in questo senso.
Come da comunicato di ieri 26 novembre della Slc Emilia Romagna il 21 novembre scorso nel corso dell'attivo regionale dei delegati è stato prodotto l'ordine del giorno che avete tutti letto.
Dal documento emergono due aspetti importanti.

La costruzione di una mobilitazione di settore nazionale è lo sbocco naturale di questa vertenza, anche se non esaustivo. La proposta di una manifestazione territoriale di settore arrivata solo oggi rischia di avere qualche limite nell'arginare e produrre una discussione su questo importante tema.

L'aspetto invece più importante su cui i 4 delegati della Cgil di Vodafone Bologna chiedono di aprire una discussione approfondita e’ rispetto ai punti di modifica proposti delle norme esistenti sulla cessione di ramo.
Sottolineiamo innanzitutto la mancanza di una approfondita discussione preventiva rispetto a temi cosi' tecnici e complessi partendo proprio dalle esperienze vissute.

In quell'odg si riporta la seguente proposta di modifica:

al punto uno: "abrogazione dell'art.32 del dlgs 276/03 e ripristino del concetto di autonomia funzionale preesistente"
al punto due: "riconoscimento per legge del principio di responsabilita' solidale per la stabilita' occupazionale per tutta la durata della commessa"

Al punto uno la proposta di abrogazione dell'art.32 del decreto legislativo 276/03, che ha deregolamentato le cessioni di ramo d'azienda, è pienamente condivisibile.
Al punto due, ciò che lascia perplessi noi delegati della Cgil di Vodafone Bologna è la proposta di riconoscere per legge il principio di responsabilità solidale per la stabilità occupazionale per tutta la durata della commessa (commessa che è a tempo determinato): la vera garanzia consiste nel mantenimento dei diritti a tempo indeterminato e quindi non a scadenza come si evince dalla proposta dell`odg. Ciò che bisogna impedire è il passaggio di fatto da un contratto a tempo indeterminato a tempo determinato (quantificandolo in un periodo pari alla durata della commessa). La mobilitazione di settore non può non avere questo come punto centrale delle rivendicazioni.

La cosa grave, ma che non ci impedirà di provare a sviluppare una completa e articolata discussione e sensibilizzazione di tutti su questo centralissimo aspetto, è che non si tiene conto di ciò che i lavoratori hanno palesato proprio in Emilia Romagna nell'ultima vertenza sul caso: quasi all'unanimità i lavoratori di Vodafone Bologna, insieme ad altre migliaia sul territorio nazionale, hanno detto NO ad un mandato a trattare con l`azienda che aveva proprio questo come punto caratterizzante: i diritti che seguono la commessa, anche se per 7 anni, non sono garanzia sufficiente per assicurare prospettive di stabilità e certezza dell’occupazione. Si passerebbe da un contratto a tempo indeterminato a un contratto a tempo determinato legato a una commessa a scadenza e quindi alla fine della commessa, lavoratori divenuti troppo costosi (perchè ceduti ad azienda con diritti e salari più bassi) perderanno il posto di lavoro o vedranno ridotti proprio quei salari e diritti.

Apprendiamo inoltre dai giornali come Alessandro Genovesi, Segretario Nazionale Slc, pubblicizzi e promuova questo tipo di proposta dopo che e’ stata presentata all’Assemblea Nazionale esternalizzati di Telecom a Roma da Slc, Fistel e Uilcom nella giornata di ieri.
Nel documento presentato dalle OO.SS. si sostiene che "in caso di cessione di ramo d`azienda debbano essere sancite tutele per cui non vi siano riduzioni del costo del lavoro e dei diritti nel medio periodo": questo e’ francamente inaccettabile. Non si puo' partire da un contratto a tempo indeterminato e pensare a tutele spostate nel medio periodo (quantificandole addirittura in un periodo di 48-72 mesi) che di fatto mettono in discussione la stessa stabilita' dell'occupazione. I diritti vanno garantiti nel medio ma anche e soprattutto nel lungo periodo.
Le tutele sono tali se non determinano arretramenti rispetto alle condizioni di partenza. Perche' invece non prendere spunto dal pronunciamento della Corte di Giustizia Europea che ha sancito la legittimita’ di normative che prevedano il diritto del lavoratore di “opporsi al trasferimento del suo rapporto di lavoro”? Crediamo che la proposta sindacale debba partire tenendo conto anche di questo aspetto.

Inoltre, sabato 24 novembre, proprio nell’ottica di un ampliamento della discussione delegati e lavoratori di Bologna hanno partecipato all’assemblea autoconvocata di lavoratori e delegati del settore appartenenti a diverse organizzazioni sindacali. Si e' discusso di democrazia sindacale, contrasto ad ogni forma di precarieta' e la conseguente costruzione dello sciopero di settore con l'obiettivo di modificare l'impianto normativo su cui poggiano le questioni del mondo del lavoro a partire dalle esternalizzazioni. Ci sara' un nuovo appuntamento a Gennaio e lavoreremo per costruire la piu' ampia partecipazione possibile.

RSU Bologna

26/11 - Slc, Fistel, Uilcom: "Nuove norme per le cessioni di ramo d'azienda"

Comunicato confederale di lunedì scorso.


Salvaguardare i perimetri aziendali per scommettere sullo sviluppo industriale e sulla qualità

Definire nuove norme per tutelare i lavoratori nelle cessioni di rami d’azienda


Come SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL ci confrontiamo non da oggi con il delicato tema delle cessioni di ramo d’azienda. Negli ultimi tempi, in particolare nel settore delle telecomunicazioni, siamo stati protagonisti di vertenze difficili e complesse che ci hanno spinto ad una riflessione: le attuali norme legislative, nate per tutelare i lavoratori, sono divenute in realtà con il passare degli anni un possibile strumento in mano alle imprese per mascherare licenziamenti collettivi -magari dilazionati nel tempo- e per ridurre i perimetri aziendali.

Siamo quindi partiti dalla nostra esperienza e dalle nostre attuali valutazioni: il settore delle TLC sta attraversando una fase di profonda riorganizzazione, esprimendo un modello di impresa che non condividiamo.
Per noi l’integrazione verticale è premessa per garantire le capacità di sviluppare processi e prodotti basati sulla convergenza e su nuovi servizi, sulla personalizzazione delle offerte, su una maggiore cura del cliente, sullo sviluppo dell’Information Tecnology. Uno sviluppo industriale di qualità delle imprese di TLC è quindi possibile solo salvaguardando gli attuali perimetri aziendali e disincentivando strategie basate sulla riduzione del costo del lavoro e dei diritti. Da questa nostra strategia basata sullo sviluppo industriale e sulla qualità per mantenere e far crescere il settore delle TLC siamo quindi partiti, giudicando nefasta la possibilità offerta all’impresa dalle attuali norme, di smontarsi a proprio piacimento (incentivando tra l’altro il nanismo industriale).

Occorre, per noi, una nuova legislazione che possa permettere a tutti di distinguere, senza pregiudiziali ideologiche, tra cessioni di rami d’azienda che siano realmente autonomi e funzionali ad una maggiore specializzazione produttiva (e quindi anche ad un crescita nel tempo della qualità produttiva e dell’occupazione), da cessioni finalizzate esclusivamente alla riduzione dei perimetri aziendali e destinate a creare “scatole vuote”, senza ragione di essere se non quella di ridurre l’occupazione nelle imprese cedenti.

Quello che infatti oggi manca nel nostro ordinamento - come scrivemmo già nella lettera che in data 20 febbraio 2007 inviammo al Ministro del Lavoro - è un sistema di tutele adatte a permettere questa distinzione e quindi a poter valutare il merito industriale di ogni scelta, senza il ricatto dei licenziamenti camuffati.

Come SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL mettiamo allora a disposizione delle Confederazioni Nazionali, del Parlamento e dei principali partiti di Governo le seguenti proposte, consapevoli che - se l’art. 32 del dlgs. 276/03 ha peggiorato la norma prevista dall’articolo 2112 del Codice civile, sostituendo il requisito dell’autonomia funzionale preesistente con un più incerto requisito di autonomia funzionale “identificata come tale dal cedente e dal cessionario al momento del suo trasferimento” – limiti normativi erano ben presenti anche nella vecchia formulazione del Codice Civile.

Nello specifico chiediamo che:

1) venga abrogato l’articolo 32 del dlgs. 276/03, ripristinando il concetto di autonomia funzionale preesistente, al fine di dare anche maggiore stabilità e visibilità all’organizzazione dei cicli produttivi;
2) venga riconosciuto per legge il principio della responsabilità solidale che vincoli il cedente e il cessionario a garantire la totale stabilità occupazionale all’interno del ramo ceduto, per almeno l’intera durata dei contratti di servizio e comunque per un periodo di tempo minimo di 48-72 mesi dal momento della cessione;
3) venga riconosciuto per legge un periodo per il confronto sindacale prima della cessione superiore a quanto previsto dalla legge 428/90, per permettere una più attenta analisi delle ricadute produttive e sociali del trasferimento, soprattutto per quelle imprese titolari di licenze pubbliche o comunque che operano su servizi di interesse generale.


Solo sancendo infatti tutele per cui, in caso di cessione di ramo d’azienda, non vi siano nel medio periodo riduzioni sul costo del lavoro e sui diritti, si potrà sviluppare un rapporto tra le parti sociali e tra le imprese ed i lavoratori basato esclusivamente sulla condivisione o meno dei progetti industriali e quindi giungere ad un rapporto più equilibrato tra le legittime scelte delle aziende e l’esigenza di maggiori certezze da parte dei lavoratori.

Questi sono i principi che dovrebbero per noi caratterizzare un nuova legge in materia di terziarizzazioni. In particolare il principio di una comune responsabilità tra cedente e cessionario ai fini di una piena tutela contro i licenziamenti collettivi è stato riconosciuto per la prima volta e dopo una forte mobilitazione sindacale, in un importante accordo sottoscritto recentemente presso il Ministero dello Sviluppo Economico dalle tre categorie e le società Vodafone-Comdata e che siamo certi peserà positivamente nel settore e nei confronti del mondo delle imprese.
Ma proprio la bontà dell’accordo e del fatto che tale principio viene ora riconosciuto da parte anche di grandi imprese multinazionali rende ancora urgente un intervento normativa e più forti le nostre ragioni, a tutela dell’intero mondo del lavoro.

mercoledì 21 novembre 2007

Burgio: - "Il caso Vodafone. I limiti di una norma pessima peggiorata dalla «legge 30»"

Intervento di Alberto Burgio su il manifesto del 20/11

Una nuova legge sui «rami d'azienda»

Il caso Vodafone. I limiti di una norma pessima peggiorata dalla «legge 30». Da cambiare subito

Dopo il Protocollo sul welfare è toccato all'accordo sulla cessione del servizio clienti di Vodafone al gruppo Comdata. In entrambi i casi le scelte dei vertici sindacali hanno ricevuto il via libera dai referendum indetti tra i lavoratori. È il caso di parlare di successi della partecipazione democratica?

Sul Protocollo ci sono opinioni diverse, sia sulla congruenza del quesito, sia sulle modalità della consultazione, certo non favorevole alla libera espressione delle posizioni critiche. Anche sull'accordo Vodafone-Comdata il giudizio è discorde. L'8 novembre, su queste pagine, Alessandro Genovesi lo ha definito un «importante passo avanti», pur chiarendo che il Slc-Cgil mantiene un giudizio critico sulla cessione. L'accordo conterrebbe buone garanzie per i 914 lavoratori ceduti e il referendum avrebbe garantito la democrazia sindacale. Il giudizio di gran parte dei lavoratori è ben diverso. In primo luogo occorre tenere conto che ai lavoratori non è stata offerta la possibilità di opporsi alla cessione. Il consenso di chi ha accettato l'accordo non implica quindi un giudizio favorevole al trasferimento. Tutt'altro. L'accordo genera precarietà (in Vodafone i contratti erano a tempo indeterminato) e nulla garantisce in merito ad ulteriori eventuali esternalizzazioni. Si parla di sette anni di lavoro garantiti e c'è da sperare che la clausola di co-datorialità inserita nell'accordo (l'obbligo, per chi cede, di garantire la tutela occupazionale dei lavoratori trasferiti) costituisca un paracadute sufficiente. Nulla è stato chiesto né garantito agli altri 8mila dipendenti Vodafone, che ora temono per il proprio futuro. Non stupisce che la consultazione abbia registrato appena il 44,4% dei consensi e l'opposizione di oltre il 41% dei lavoratori, che verranno pertanto ceduti contro la loro volontà.

Detto questo, su un punto non si può non convenire con Genovesi. La normativa vigente in materia (l'art. 2112 del codice civile modificato da un decreto attuativo della legge 30) è pessima, proprio perché consente alle imprese di trattare i propri dipendenti come «sacchi di sabbia». Il punto-chiave è l'assenza di vincoli sul piano dell'autonomia funzionale preesistente alla cessione, che permette all'impresa di trasformare in «ramo d'azienda» e cedere qualsiasi gruppo di dipendenti. Violando un principio in vigore sino al 2001 e ribadito tanto dalla Cassazione quanto dalla Direttiva europea 23/2001. Non solo. Il totale arbitrio delle imprese determina conseguenze dirompenti perché, al contrario, ai lavoratori non è dato opporsi a trasferimenti che spesso mascherano puri e semplici licenziamenti collettivi. Contro questo stato di cose la Corte di Giustizia europea ha sancito la legittimità di normative che prevedano il diritto del lavoratore di «opporsi al trasferimento del suo rapporto di lavoro». Invano, per quel che riguarda il Bel Paese, culla della «buona flessibilità» nella quale il lavoro rischia di vedersi ridotto a variabile dipendente dei processi produttivi.

E difatti il caso Vodafone (una multinazionale che registra utili annui di oltre 4 miliardi di euro) è solo la punta di un iceberg. Genovesi ha ragione nel chiamare in causa tutti gli attori coinvolti a una precisa assunzione di responsabilità. Ci vuole una nuova legge, che metta fine a un andazzo non più tollerabile. Anche a questo proposito, però, occorre un'attenta valutazione. La codatorialità è necessaria ma insufficiente, perché interviene quando il danno (la crisi dell'azienda cessionaria) è fatto. Va quindi accompagnata da garanzie preventive che riguardino sia l'autonomia funzionale del ramo d'azienda, sia il consenso dei lavoratori, che debbono poter decidere sul proprio destino.

Una proposta di legge di tal fatta (la n. 2261) è stata depositata alla Camera lo scorso febbraio. Per sollecitarne l'esame da parte della Commissione Lavoro si è sviluppata in queste settimane una mobilitazione spontanea tradottasi già in oltre mille sottoscrizioni* (zanutto.giorgio@libero.it). È il momento di stringere e di passare dalla denuncia all'iniziativa. La precarietà non è fatta solo di tempo determinato e di finte collaborazioni a progetto. È anche il frutto avvelenato di licenziamenti collettivi messi in atto con la complicità di una legge vergognosa.

Alberto Burgio


* (Giorgio Zanutto è il promotore di questa petizione on line)

martedì 20 novembre 2007

Petizione online per la modifica dell'art. 2112

Appello per chiedere l'approvazione della proposta di legge 2261 del 14 febbraio 2007 recante "modifiche all'articolo 2112 del codice civile in materia di mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento d'azienda o di ramo d'azienda"

Indetta l'assemblea nazionale di settore il 24 novembre a Roma

Sabato prossimo 24 novembre dalle ore 14,30, presso la sala Rossa del X municipio di Roma (piazza Cinecittà 11, fermata metro Subaugusta), si terrà l'assemblea nazionale del settore telecomunicazioni promossa dai lavoratori Vodafone in lotta durante la grande manifestazione dello scorso 19 ottobre. Sarà questo il momento, per i lavoratori Vodafone, di dare seguito al grande movimento costruito contro la precarizzazione subita. Sarà questo il momento per riaffermare che questa partita non è ancora conclusa. Sarà questo il momento per guardarsi intorno e unificare tutte le lotte contro le tante forme di precarizzazione del nostro settore.

Invitiamo pertanto i colleghi di Vodafone, Comdata e di tutte le aziende delle telecomunicazioni, a partecipare a tale iniziativa. Discuteremo tutti insieme i problemi dei lavoratori, quali strategie mettere in campo e analizzeremo se tutta questa precarietà possa essere combattuta anche, ma non solo, con l'indizione di uno sciopero di settore, come proposto dai lavoratori Vodafone nella importante e riuscita manifestazione del 19 ottobre. Oltre ai lavoratori di varie realtà aziendali, hanno per ora aderito:

Rete 28 aprile nella CGIL Vodafone,
Cobas del lavoro privato
FLMU Cub Roma,
Segr. naz. Snater tlc

Sciopero in Wind

A seguito dell’esito negativo con cui si sono conclusi gli incontri previsti dalla normativa in vigore in materia di Sciopero, i Cobas del Lavoro Privato indicono uno :

SCIOPERO per l’intero turno di Lavoro
per tutti i Lavoratori del gruppo Wind
VENERDI’ 30 NOVEMBRE 2007

Siamo contrari ai trasferimenti collettivi che si paventano dopo la comunicata intenzione dell’Azienda di trasferire su Roma alcune aree e funzioni. Riteniamo che qualsiasi manovra di tali proporzioni dovrebbe essere considerata dall’azienda a partire dall’impatto sociale che ne conseguirebbe. Solo dopo l’azienda avrebbe qualche credenziale nel dichiarare (come nella comunicazione del 23 ottobre) di voler "gestire questo percorso con la massima attenzione per le persone coinvolte". L’art. 25 del nostro Contratto di Lavoro contempla in questi casi anche la "mobilità professionale", unico contrappeso in grado di evitare sulla sede di Milano una pesante ricaduta occupazionale a seguito di questa eventuale ristrutturazione. In assenza di ogni garanzia occupazionale per la sede di Milano, siamo contrari a questo progetto, comunicato tra l’altro come una decisione gia presa. Siamo altresì contrari ad ulteriori cessioni di ramo d’azienda.
Purtroppo nel settore delle TLC, caratterizzato tra l’altro da grossi margini di profitto, stiamo assistendo ad un accentuarsi delle ristrutturazioni dall’esito nefasto per la stabilità e la dignità del Lavoro Dipendente. Le cessioni di ramo d’azienda avvenute in Wind e Vodafone Italia nel solo 2007 (circa 1.200 persone) sono solo gli ultimi esempi dello scenario che si sta delineando.
Urge una controffensiva di Settore, una maggiore autodeterminazione dei Lavoratori coinvolti.
Il nostro Contratto di Settore si rivela ad oggi uno strumento inadeguato, la politica e le istituzioni (di ogni colore e sfumatura) sembrano ben lontani dal prendere provvedimenti in materia di tutela del Lavoro Dipendente.
Ribadiamo infine la necessità di una scelta accurata per le date di eventuali successive iniziative di Sciopero. In assenza di normativa e trasparenza in materia di consultazione dei Lavoratori e relativamente ai processi decisionali collettivi, invitiamo i Colleghi ad esprimersi in tutti i modi possibili (feedback[at]cobasinwind.it)

Roma, 20 novembre 2007

sabato 17 novembre 2007

il manifesto: "Il caso Vodafone non è chiuso", il punto dei Cobas Vodafone

Articolo pubblicato il 14/11:


Il caso Vodafone non è chiuso

Bartolomeo Matarazzo
Salvatore Musella *

Lo scellerato accordo per la cessione di 914 lavoratori e lavoratrici è stato firmato senza nessun mandato dei diretti interessati e la presunta consultazione si è svolta in totale spregio alle più elementari regole di democrazia e di partecipazione. Non è stata organizzata con spoglio contemporaneo in tutte le sedi (noi della sede di Napoli, che in massa abbiamo votato contro, siamo stati portati a votare con un risultato già acquisito), ed è mancato il controllo in diverse sedi, oltre che commissioni «super partes». E per finire, lor signori cantano vittoria con un accordo approvato neppure dal 50% degli interessati (solo il 44,42%)!
Dalla «vertenza» Vodafone emerge chiaramente che grazie alla lotta, si era raggiunto un elevatissimo livello di visibilità (in un momento in cui tutta l'opinione pubblica e' più che mai attenta al tema del lavoro precario), e di autonomia del movimento con l'autoconvocazione della manifestazione nazionale a Roma del 19 ottobre per manifestare senza se e senza ma contro la cessione. Ma i sindacati decidono di frenare l'ascesa del movimento sedendosi ad un tavolo di trattative mai chiesto ne voluto dai lavoratori e dalla lavoratrici di Vodafone Italia, offrendo un grande vantaggio all'azienda e alle istituzioni.
Infatti, l'accordo per la cessione di ramo sana le mancanze legali di questa esternalizzazione: nel testo il sindacato legittima e ufficializza che è «trasferimento di ramo» regalando all'azienda la possibilità di difendersi al meglio dai ricorsi legali.
Nell'accordo non c'è alcuna garanzia che non ci siano altre esternalizzazioni per i prossimi 38 mesi (si parla di piano industriale che scade a dicembre 2010) Vodafone conferma che l'attuale piano industriale non prevede altre esternalizzazioni, ma i piani industriali vengono rivisti più volte a distanza di pochi mesi e non c'è alcun impegno specifico da parte dell'azienda a non attuare nuove cessioni. A riprova di ciò il lapidario comunicato di Vodafone all'indomani della trattativa, apparso sulle pagine di questo stesso giornale. La presunta illicenziabilità per 7 anni (e dopo?) svanisce di fronte all'ambiguità delle responsabilità di Vodafone, Comdata e controllate per non parlare poi del fatto che possiamo essere spostati dalla commessa Vodafone allo scioglipancia.
Ma sopratutto questo accordo era contro i lavoratori e le lavoratrici che volevano combattere questa cessione per generalizzare una battaglia contro tutte quelle leggi che consentono la frantumazione del lavoro «stabile» e lo sfruttamento del lavoro precario.
Per finire, non siamo né piegati né soprafatti dallo sconforto! La questione Vodafone/Comdata non è chiusa.
Dopo lo sciopero generale del 9 novembre torneremo nelle piazze, con i nostri cartelli vendesi, con la nostra sana e frizzante voglia di vivere, a gridare la nostra rabbia, a gridare ai signori che ci governano e a quelli che fingono di rappresentarci che con questo spregevole accordo non hanno sopito la lotta. Restiamo ancora un «caso sociale», come lo sono gli «esternalizzati» di Wind e quelli di Telecom Italia, e tutti i precari e le precarie delle telecomunicazioni e proseguiremo le iniziative di lotta fino a che tutti i «ceduti» non saranno rientrati in Vodafone.
E il prossimo appuntamento sarà, come richiesto a viva voce nelle mobilitazioni di questi ultimi due mesi, l'indispensabile sciopero di settore da realizzare con tutti quelli che non obbediscono supinamente ai diktat delle segreterie, dei padroni e delle istituzioni. Perché l'unico modo di contrastare la piaga della precarizzazione che flagella il nostro settore, ingordo di profitti e ricco di precarietà, è che tutti ci rendiamo conto di essere una «cosa sola» tutti insieme ci muoviamo per riprenderci la nostra vita perché non volgiamo più essere le loro merci.

* Cobas Vodafone

Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil: - "Nuove norme per le cessioni di ramo d'azienda"

Salvaguardare i perimetri aziendali per scommettere sullo sviluppo industriale e sulla qualità. Definire nuove norme per tutelare i lavoratori nelle cessioni di rami d’azienda.

Come SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL ci confrontiamo non da oggi con il delicato tema delle cessioni di ramo d’azienda. Negli ultimi tempi, in particolare nel settore delle telecomunicazioni, siamo stati protagonisti di vertenze difficili e complesse che ci hanno spinto ad una riflessione: le attuali norme legislative, nate per tutelare i lavoratori, sono divenute in realtà con il passare degli anni un possibile strumento in mano alle imprese per mascherare licenziamenti collettivi -magari dilazionati nel tempo- e per ridurre i perimetri aziendali.

Siamo quindi partiti dalla nostra esperienza e dalle nostre attuali valutazioni: il settore delle TLC sta attraversando una fase di profonda riorganizzazione, esprimendo un modello di impresa che non condividiamo.

Per noi l’integrazione verticale è premessa per garantire le capacità di sviluppare processi e prodotti basati sulla convergenza e su nuovi servizi, sulla personalizzazione delle offerte, su una maggiore cura del cliente, sullo sviluppo dell’Information Tecnology. Uno sviluppo industriale di qualità delle imprese di TLC è quindi possibile solo salvaguardando gli attuali perimetri aziendali e disincentivando strategie basate sulla riduzione del costo del lavoro e dei diritti. Da questa nostra strategia basata sullo sviluppo industriale e sulla qualità per mantenere e far crescere il settore delle TLC siamo quindi partiti, giudicando nefasta la possibilità offerta all’impresa dalle attuali norme, di smontarsi a proprio piacimento (incentivando tra l’altro il nanismo industriale).

Occorre, per noi, una nuova legislazione che possa permettere a tutti di distinguere, senza pregiudiziali ideologiche, tra cessioni di rami d’azienda che siano realmente autonomi e funzionali ad una maggiore specializzazione produttiva (e quindi anche ad un crescita nel tempo della qualità produttiva e dell’occupazione), da cessioni finalizzate esclusivamente alla riduzione dei perimetri aziendali e destinate a creare “scatole vuote”, senza ragione di essere se non quella di ridurre l’occupazione nelle imprese cedenti.

Quello che infatti oggi manca nel nostro ordinamento - come scrivemmo già nella lettera che in data 20 febbraio 2007 inviammo al Ministro del Lavoro - è un sistema di tutele adatte a permettere questa distinzione e quindi a poter valutare il merito industriale di ogni scelta, senza il ricatto dei licenziamenti camuffati.

Come SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL mettiamo allora a disposizione delle Confederazioni Nazionali, del Parlamento e dei principali partiti di Governo le seguenti proposte, consapevoli che - se l’art. 32 del dlgs. 276/03 ha peggiorato la norma prevista dall’articolo 2112 del Codice civile, sostituendo il requisito dell’autonomia funzionale preesistente con un più incerto requisito di autonomia funzionale “identificata come tale dal cedente e dal cessionario al momento del suo trasferimento” – limiti normativi erano ben presenti anche nella vecchia formulazione del Codice Civile.

Nello specifico chiediamo che:

1. venga abrogato l’articolo 32 del dlgs. 276/03, ripristinando il concetto di autonomia funzionale preesistente, al fine di dare anche maggiore stabilità e visibilità all’organizzazione dei cicli produttivi;
2. venga riconosciuto per legge il principio della responsabilità solidale che vincoli il cedente e il cessionario a garantire la totale stabilità occupazionale all’interno del ramo ceduto, per almeno l’intera durata dei contratti di servizio e comunque per un periodo di tempo minimo di 48-72 mesi dal momento della cessione;
3. venga riconosciuto per legge un periodo per il confronto sindacale prima della cessione superiore a quanto previsto dalla legge 428/90, per permettere una più attenta analisi delle ricadute produttive e sociali del trasferimento, soprattutto per quelle imprese titolari di licenze pubbliche o comunque che operano su servizi di interesse generale.


Solo sancendo infatti tutele per cui, in caso di cessione di ramo d’azienda, non vi siano nel medio periodo riduzioni sul costo del lavoro e sui diritti, si potrà sviluppare un rapporto tra le parti sociali e tra le imprese ed i lavoratori basato esclusivamente sulla condivisione o meno dei progetti industriali e quindi giungere ad un rapporto più equilibrato tra le legittime scelte delle aziende e l’esigenza di maggiori certezze da parte dei lavoratori.

Questi sono i principi che dovrebbero per noi caratterizzazione un nuova legge in materia di terziarizzazioni. In particolare il principio di una comune responsabilità tra cedente e cessionario ai fini di una piena tutela contro i licenziamenti collettivi è stato riconosciuto per la prima volta e dopo una forte mobilitazione sindacale, in un importante accordo sottoscritto recentemente presso il Ministero dello Sviluppo Economico dalle tre categorie e le società Vodafone-Comdata e che siamo certi peserà positivamente nel settore e nei confronti del mondo delle imprese.

Ma proprio la bontà dell’accordo e del fatto che tale principio viene ora riconosciuti da parte anche di grandi imprese multinazionali rende ancora urgente un intervento normativa e più forti le nostre ragioni, a tutela dell’intero mondo del lavoro.

Roma 16/11/07
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL

giovedì 15 novembre 2007

RSU Bologna: - "Le prossime tappe per tenere alta l'attenzione e unito il fronte dei lavoratori"

Ciao,

il 9 novembre scorso e’ stato comunicato lo scioglimento della riserva circa l’ipotesi d’accordo relativa alla vertenza sull’esternalizzazione dei nostri colleghi.
Dopo la battuta d’arresto segnata dall’approvazione dell’ipotesi d’accordo, la Rsu ha lavorato in questi giorni per cercare di tenere alta l'attenzione e unito un fronte amplissimo di consensi consapevole e mediaticamente visibile, che possa funzionare da deterrente e motore per cercare di imporre qualsiasi cambiamento o novita’.

Abbiamo valutato e condiviso, insieme a delegati e lavoratori del gruppo e del settore, una serie di iniziative da mettere in campo nelle prossime settimane.
Sabato 24 novembre a Roma si terra’ un’assemblea di settore organizzata da delegati e lavoratori di Vodafone Italia alla quale parteciperanno anche colleghi di altre aziende delle telecomunicazioni aperta a tutti per discutere della nostra vertenza, della piu’ ampia lotta al precariato e a tutte le forme di precarizzazione del lavoro operate nel nostro settore.
Concorreremo cosi’ alla discussione dei passi necessari da intraprendere per arrivare anche allo sciopero di settore, da tanto tempo promesso e finora mai realizzato: questo sarebbe stato lo sbocco naturale alla nostra controversa e discussa vertenza; oggi resta un passo necessario e centrale, anche se non esaustivo, affinche’ vengano apportate quelle modifiche al quadro normativo per impedire alle aziende di riprodurre altre operazioni simili.

Circa la specifica vicenda della esternalizzazione Vodafone la partita non e’ chiusa: ci saranno le azioni legali di colleghi che ricorreranno all`ultimo strumento in loro possesso per fare chiarezza su tutta la vicenda. Noi non possiamo abbandonarli, e seppur simbolicamente (non essendo direttamente coinvolti come sede) contribuiremo a sostenere le spese legali del caso: anche per questo organizzeremo una “festa dei lavoratori Vodafone Bologna” (si pensava a lunedi’ 10 dicembre).

Ci sono poi problematiche come la questione occupazionale che non possono essere piu’ rimandate: la nostra azienda non assume piu’ da anni; nonostante i risultati economici incredibili esternalizza dipendenti; vede diminuire drasticamente mese dopo mese gli occupati: e’ chiaro come tutto questo ci esponga a nuove operazioni di precarizzazione del lavoro e taglio del personale.
A tal proposito l’altro ieri nel direttivo della Cgil e’ stata nuovamente posta questa questione alla presenza dei segretari Provinciale, Regionale e Nazionale. Dobbiamo incalzare e lavorare affinche’ queste questioni siano seriamente affrontate, non vorremmo ritrovarci a rivestire il solito ruolo di Cassandre.

Domani 16 novembre ci sara’ l’importante sciopero nazionale dei metalmeccanici per il rinnovo del loro CCNL. I lavoratori e i delegati di Vodafone Bologna ci saranno compatibilmente con il turno di lavoro essendo per tutti noi giornata lavorativa; il concentramento e’ previsto in porta Saragozza alle ore 9,00.
Per chi volesse aderire puo’ contattare anche i delegati Daniele Americola, Alessandro Borroni, Gabriele Cesari, Giorgio Paglieri.
Il 21 novembre, inoltre, e’ stato convocato un attivo regionale dei delegati CGIL dell’Emilia Romagna alla presenza della Segreteria Nazionale.
Cercheremo anche in quella sede di organizzarci con gli altri delegati delle aziende di telecomunicazione per promuovere iniziative in linea con quelle piu` volte sostenute in questi mesi dai lavoratori di Vodafone Bologna nelle assemblee, anche con o.d.g. e dai delegati nei direttivi, circa l’estensione della vertenza a tutto il settore.
Il quadro normativo che regola strumenti di flessibilita’ e precarieta’ va’ cambiato e occorre agire per ottenere questo risultato, producendo atti e fatti concreti.
Non ci si puo’ piu’ limitare a prendere atto dei problemi, o a cercare di governarli rincorrendoli, ma mettere in campo azioni sindacali efficaci e incisive, che facciano del consenso e del rispetto della volonta’ e delle sensibilita’ di chi lavora la propria Stella Polare.

RSU Bologna

domenica 11 novembre 2007

09/11 - Sciopero generale indetto dai sindacati di base

Alla manifestazione di Bologna nel giorno dello sciopero generale indetto dal sindacalismo di base era presente uno spezzone di lavoratori Vodafone. Il corteo è passato davanti al Vodafone One di Via Ugo Bassi e davanti alla camera del lavoro, il servizio al tg3 regionale si è concluso con le immagini dei lavoratori Vodafone.

Altre immagini e video di bulaggna.

venerdì 9 novembre 2007

Genovesi: - "L'accordo Vodafone un punto di riferimento. Ora si cambi l'art. 2112"

Editoriale del segretario nazionale di Slc Cgil Alessandro Genovesi sul manifesto dell'8 novembre.

Dopo l'approvazione dell'ipotesi di accordo da parte della maggioranza dei lavoratori interessati, ieri è stato ufficialmente siglato tra la Vodafone e il gruppo Comdata il contratto per la cessione di un ramo d'azienda che coinvolge 914 ormai ex lavoratori della multinazionale inglese. La vertenza Vodafone segna un importante passo avanti, garantendo tutele e diritti significativi ai lavoratori oggetto della cessione e rappresentando un primo punto di riferimento sia per le altre imprese titolari di licenza (Telecom, Wind, 3 Italia) che per i tanti call center in outsourcing.
In particolare se anche questa esperienza dimostra l'importanza di garantire sempre - tramite referendum - la libera espressione dei lavoratori, dall'altro ci consegna una riflessione per il futuro che dovrà coinvolgere i lavoratori di tutto il settore, anche al di là dell'importanza di validare democraticamente le diverse ipotesi di accordo. L'iniziativa politica e quella sindacale debbono oggi, infatti, andare sempre più di pari passo in tema di esternalizzazioni, cercando coerentemente di ristabilire un primato del lavoro rispetto alle pure logiche del mercato, e chiamando tutti alle proprie responsabilità: partiti, istituzioni, imprese.
La cessione delle attività di back office da parte di Vodafone, tramite il trasferimento di un ramo d'azienda a Comdata, rimane infatti un progetto che non abbiamo condiviso e rimane tutta in piedi la battaglia che come Slc Cgil, da mesi, portiamo avanti contro le norme introdotte dal dlgs. 276/03 e che hanno ridotto le tutele previste dall'art. 2112 del Codice Civile.
Una battaglia che ci vede impegnati, unitariamente con Fistel-Cisl e Uilcom-Uil, sin da quando con la cessione del call center Wind di Sesto San Giovanni abbiamo elaborato una proposta che non solo chiede di ripristinare il principio dell'autonomia funzionale presistente (principio modificato dalla legge del centrodestra), ma che chiede anche e soprattutto di inserire quelle garanzie che mancavano già prima della legge 30 e, in assenza delle quali, la cessione di ramo d'azienda troppe volte tende a mascherare potenziali licenziamenti collettivi.
Chiediamo allora che sia inserita, nella nozione di cessione di ramo d'azienda, il principio della codatorialità: cioè di una responsabilità del cedente nel garantire la totale tutela occupazionale dei lavoratori ceduti per la durata della commessa (e comunque per almeno 48 mesi), al fine di poter distinguere (ancor prima di condividere o meno il progetto industriale) tra terziarizzazioni per specializzazione produttiva e meri "trucchi" per gestire esuberi.
Un principio, quello della responsabilità del cedente, che siamo riusciti a conquistare sindacalmente nell'accordo Vodofone (illicenziabilità per tutta la durata della commessa pari a 7 anni, riconoscimento del legame tra lavoratore ed attività e conseguenti tutele in caso di recessione del contratto, di possibile fallimento del cessionario, di trasferimento di attività ad altri, ecc.), grazie alle mobilitazioni dei lavoratori e all'impegno di molti soggetti in campo, e che deve ora servire però non solo a tutelare tutti gli altri lavoratori del settore, ma anche a spingere la politica a riconoscere maggiori tutele nella legge.
L'accordo Vodafone infatti rende più forti le nostre rivendicazioni, dimostra che è possibile costringere anche una multinazionale ricca e forte ad assumersi le proprie responsabilità sociali, ma serve una nuova legge. Serve un intervento specifico cioè, in coerenza con il programma presentato dal Governo agli elettori, che abbia il coraggio di mettere le mani su una presunta sovranità dell'impresa che troppe volte sconfina nell'irresponsabilità, nel trasferire sui lavoratori il rischio di mercato.

09/11 - Lavoratori autorganizzati di Milano per lo sciopero generale

"UNA VOCE DA MILANO PER CONTINUARE AD OPPORSI!"

Preso atto che:

· L'iter che ha portato all'ipotesi d'accordo sulla cessione non è stato assolutamente condiviso dai lavoratori

· L'esito del voto esprime una maggioranza relativa e fortemente condizionata anche da pressioni aziendali eticamente e legalmente inaccettabili

ribadiamo con fermezza la nostra contrarietà alla cessione di (presunto) ramo d'azienda e, in generale, a qualsiasi strumento o legge che incoraggi le aziende a rendere sempre più precari i lavoratori.
In virtù di quanto scritto, crediamo che questa lotta non sia per niente terminata!
Per questo motivo ci stiamo già mobilitando per costruire tutte le iniziative necessarie per sostenerla, ad iniziare dall'adesione allo sciopero del 9/11 contro la precarietà.

Vogliamo dare da subito un segnale forte e chiaro sfilando in corteo con tutti i lavoratori del settore che aderiscono alla manifestazione con ritrovo in L.rgo Cairoli alle ore 9.30
Invitiamo tutti a partecipare per urlare il nostro "NO" perche' solo uniti saremo vincitori.

Lavoratrici e lavoratori autorganizzati di Vodafone contro tutte le esternalizzazioni

mercoledì 7 novembre 2007

Call Strike

Venerdì prossimo, nell'ambito della giornata di mobiliazione indetta dai Cobas, ci sarà anche un'iniziativa congiunta di lavoratori Vodafone e Wind promossa dall'"Unione delle associazioni dei parenti delle vittime delle esternalizzazioni":

Mentre le aziende dichiarano di perseguire il "Core Business" dimostrando che solo i profitti stanno loro a cuore, centinaia di lavoratori vengono esternalizzati. Ai dirigenti le stock options, ai dipendenti lo stesso lavoro altrove e precarizzato.
Le associazioni dei parenti delle vittime delle esternalizzazioni lanciano un appello affinché tutta la cittadinanza faccia sentire il proprio sdegno.
Se i gestori telefonici si ostinano nella loro diabolica volontà d'esternalizzare mandiamo un segnale forte e chiaro:

Partecipiamo al Call Strike in solidarietà con le lavoratrici e i lavoratori Wind e Vodafone, venerdì 9 novembre dalle ore 9:00 alle ore 13:00 contatta i numeri 190 e 800227755 per Vodafone, il 156 e il 159 per Wind.

Aguzziamo le orecchie, alziamo le cornette, agitiamo i cellulari, intasiamo le linee.


Banner Direct Strike!

martedì 6 novembre 2007

RSU Bologna: - "I lavoratori hanno fatto un salto di qualità; ora sciopero di settore"

Un lungo pezzo del comunicato odierno di RSU Bologna:

(...) E’ giunta, qualche ora fa, una mail dell‘amministratore delegato che descrive come un lieto fine l’esito della “cessione di ramo d’azienda” alla società Comdata; non c’è nulla di cui rallegrarsi, è stata prodotta una rottura che ha visto, per la prima volta, la fuoriuscita di persone e attività dal perimetro aziendale, persone che hanno contribuito a far diventare Vodafone il colosso economico che conosciamo e di cui poi l’azienda si libera, dall’oggi al domani, per incrementare ancora di più i suoi già enormi guadagni. Le evoluzioni delle passate cessioni di ramo d’azienda, nel nostro settore, costituiscono fatti realmente accaduti e sono tutt’altro che confortanti e chissa’ se, a questo punto, le aziende si sentano piu’ serene nel replicare simili scelte.

L’aspetto che emerge e che risulta subito evidente è la spaccatura che la valutazione di questo accordo ha creato tra i lavoratori, a fronte di una battaglia condotta massicciamente e con larghissima partecipazione.

Rimane più di qualche perplessità in relazione ai tempi e alle modalità adottate per le operazioni di voto: ad Ivrea e’ stata negata ai lavoratori la commissione di garanzia espressamente richiesta in assemblea; a Roma non è stato permesso di tenere aperto il seggio per ulteriori giorni nonostante diverse persone dovessero ancora esprimersi; a Napoli, incredibilmente, è stato possibile votare solo il 5 novembre a risultato già acquisito, dove l’ampia maggioranza dei lavoratori era da tempo schierata per il “no”, posizione non rappresentata in tutti i territori, a differenza del “si”, aspetto questo che ha limitato la discussione e quindi la possibilità di una valutazione completa.

Va aggiunto che, nelle precedenti tornate assembleari, la richiesta di conferimento del mandato ad avviare una trattativa con l’azienda, aveva dato esito negativo, esito a cui però non è stato dato seguito in sede di coordinamento, ribaltando quanto emerso dai luoghi di lavoro.

Come parte del Sindacato, anche la Vodafone ha sostenuto con determinazione, soprattutto attraverso le solite forme di pressione che conosciamo, quello che viene presentato come il miglior accordo fin qui raggiunto nel settore delle TLC; accordo che, nonostante tutto, ha visto una sostanziale parità nel territorio di Milano e la bocciatura in due dei quattro territori rimanenti (Napoli e Roma). Un dato, inoltre: su 914 aventi diritto al voto, non si raggiunge la metà assoluta dei consensi. Immaginiamo allora cosa avrebbe potuto produrre un semplice “buon accordo”...

Non ci si puo’ fermare qui, è necessario dare seguito ai buoni intenti declamati e proseguire nella costruzione di uno sciopero di settore, in tempi brevi, che a questo punto, dopo le troppe esternalizzazioni prodotte dalle aziende, diventa un approdo irrinunciabile ma non esaustivo per contrastare quelle politiche al ribasso che vedono l’uomo unicamente al servizio dei profitti dell’impresa. Non riusciamo ad immaginare un sindacato che sia contrario o alternativo a ciò che i lavoratori decidono. Occorre che il Sindacato si faccia ascoltatore attento e interprete delle istanze che vengono dai posti di lavoro e delle legittime decisioni prese dai lavoratori.

Quanto costruito negli ultimi due mesi e quanto verrà fatto nei prossimi rappresenta una crescita della coscienza collettiva nei luoghi di lavoro e evidenzia la capacità delle lavoratrici e dei lavoratori di opporsi a ciò che ritengono sbagliato e dannoso. E’ proprio questo che determina una salto di qualità nella consapevolezza che hanno i lavoratori di porsi come soggetto in grado di organizzarsi, di sacrificarsi e di difendersi, consci che le conquiste nei luoghi di lavoro marciano di pari passo con l’avanzamento e il benessere sociale, come ci insegna la storia del mondo del lavoro nell’ultimo secolo.

Rsu Bologna

Delegati SLC Roma: "Che fare dopo il voto"

L’ipotesi di accordo ha avuto 406 voti per il SI (il 57,43%), 291 voti per il NO (il 41,16%) e 10 voti tra bianche e nulle (l’1,41%).
A Roma ci sono stati 91 SI (45,5%) 108 NO (54%) e 1 bianca (0,5%).

Per qualcuno la storia potrebbe essere finita qui... Ma per noi non è così!

Prima di tutto ci dispiace registrare che certe modalità con cui si sono svolte le operazioni di voto (per citarne alcune: la mancanza di una commissione elettorale super partes ad Ivrea, l’assenza del controllo dei lavoratori sulle operazioni di voto in alcune sedi, le operazioni di scrutinio iniziate in momenti differenti) hanno gettato dubbi sull’esercizio di un diritto fondamentale dei lavoratori. Sarebbero bastate alcune accortezze e un maggiore rispetto delle regole democratiche per evitare che questo accordo, già sofferto e combattuto, fosse anche accompagnato da dubbi sulla regolarità del voto.

Ora comunque, è importante decidere con quali azioni proseguire
Prima di tutto bisogna organizzarsi per far partire le cause individuali. Numerose sentenze hanno dimostrato che la giustizia può dare torto a chi usa le leggi solo per fare soldi sulla pelle delle persone.
Potete rivolgervi a noi per chiarire dubbi o avere indicazioni su come muovervi. Attraverso la consulenza degli avvocati esperti in materia possiamo mettere in atto le azioni più utili per avviare le cause.
Stampate TUTTO quello che pensate vi possa tornare utile (nel dubbio STAMPATE!) e fatevi fare il conteggio degli rc (è un vostro diritto che non possono negarvi) perché andranno inseriti nelle cause.

E’ importante però che la nostra lotta non si esaurisca nell’aspetto legale. La nostra vicenda deve essere l’inizio di una vertenza solidale che ci vede protagonisti insieme a tutti i lavoratori delle aziende esternalizzate.
Tutti, esternalizzati e non ancora esternalizzati, dobbiamo essere consapevoli che spetta anche a noi lottare per impedire che le aziende possano disporre della vita dei lavoratori costringendoli ad un perenne stato di precarietà.
Non bisogna smettere di fare pressione sulla politica per pretendere una modifica della legge 30, peraltro già promessa da chi ora sta al governo.

I nostri cartelli VENDESI sono diventati un simbolo e dobbiamo continuare ad utilizzarli in tutte le occasioni che abbiamo di manifestare contro la legge 30 e contro la precarità. Non dobbiamo smettere di rivendicare il diritto ad un FUTURO che sia degno di questo nome per noi, per tutti i lavoratori e per le generazioni che verranno.

Infine, riteniamo che in tutta questa vicenda ci siano delle gravi responsabilità delle segreterie sindacali di SLC CGIL, FISTEL CISL e UILCOM UIL. Sono responsabili di aver accettato di incontrare l’azienda il giorno 19 ottobre, giorno dello sciopero, di non aver intrapreso un percorso democratico, di non aver ascoltato la maggioranza dei lavoratori che diceva di non fare ancora la trattativa. Si sono assunti la grave responsabilità di dare una accelerazione alla trattativa nel momento in cui la forza dei lavoratori era al massimo. Così facendo, hanno di fatto messo una pistola alla tempia di 914 lavoratrici e lavoratori dicendogli: vuoi i diritti per 7 anni o niente?

Per questo motivi riteniamo che le segreterie nazionali di SLC CGIL, FISTEL CISL e UILCOM UIL debbano dimettersi. E’ un atto dovuto, una assunzione di responsabilità per non aver rispettato il volere dei lavoratori che rappresentano.

Accettiamo l’esito del voto, ma siamo ugualmente convinti che questo sia stato un vero disastro per la tutela dei diritti dei lavoratori.

Delegati SLC CGIL Vodafone Roma:

Alberto Bolli
Roberto Di Palma
Federico Sciarpelletti
Alberto Sciacca
Alessia Valentin

Adesioni all'assemblea di settore di sabato 17 novembre a Roma

Diamo seguito, col presente documento, al percorso di lotta proposto durante l'ultima manifestazione dei lavoratori Vodafone e largamente condiviso da rappresentanti e lavoratori; ed in questo spirito promuoviamo un'assemblea di settore da tenersi a Roma per il prossimo sabato 17 novembre aperta a tutti i lavoratori, alla quale invitiamo i delegati ed i Lavoratori di tutte le aziende del settore TLC.

Il tema di condivisione, ed oggetto centrale della discussione, sarà la lotta al precariato e a tutte le forme di precarizzazione operate nel nostro settore, a partire da quelle gia messe in atto dalle principali aziende del settore come TIM, TELECOM, VODAFONE, WIND ed H3G, sino a quelle in procinto di attuazione.

Il percorso individuato, e che in quella occasione intendiamo condividere, è uno sciopero di settore contro le politiche scellerate di frantumazione del Lavoro stabile e sfruttamento del Lavoro precario, messe in atto dalle aziende di Telecomunicazioni.

Nella prossima comunicazione renderemo nota la sede individuata per l'assemblea e l'orario; intanto vi chiediamo di manifestare la vostra adesione in forma di commento a questo invito sul blog: autunnovodafone.blogspot.com

Delegati e Lavoratori Vodafone Promotori della grande manifestazione tenuta a Roma lo scorso 19 ottobre.

Cobas Napoli: "Il caso Vodafone non è chiuso"

Si sono concluse oggi, con le votazioni svolte a Napoli, le consultazioni sull'ipotesi di accordo sull'esternalizzazione operata da Vodafone.

Il percorso attraverso il quale le strutture sindacali ci hanno condotti a questa fase è inqualificabile e rende superfluo qualsiasi aggettivo: basti pensare al fatto che i sindacati abbiano realizzato quest'ipotesi malgrado non abbiano ricevuto alcun mandato dai Lavoratori, che un voto tanto importante non è stato organizzato con spoglio contemporaneo in tutte le sedi di modo che i voti di nessuno venissero influenzati da dati già noti, che noi della sede di Napoli siamo stati portati a votare con un risultato già acquisito, paradosso questo degno delle peggiori dittature, e la stessa modalità scelta per le nostre assemblee con relative votazioni (suddividendo i Lavoratori in due assemblee), è stata realizzata ancora una volta in totale spregio di ciò che chiedevamo, cioè di fare un'unica assemblea; ma ormai il totale menefreghismo dei sindacati confederali verso la volontà dei Lavoratori non è più neanche descrivibile!

Le consultazioni hanno dato i seguenti esiti:

[..]

Le informazioni che subito risaltano da questi dati sono soprattutto due:
1. I Lavoratori di Napoli hanno nuovamente testimoniato con forza la loro contrarietà all'ipotesi.
2. Un accordo fondamentale per il futuro immediato di 914 persone sarà siglato malgrado non venga approvato neppure dal 50% dei Lavoratori impattati (solo il 44,42%!).

C'è ancora qualcosa che emerge, questa volta non dalle cifre: in un momento in cui, grazie alla nostra lotta, si era raggiunti un elevatissimo livello di visibilità, in un momento in cui tutta l'opinione pubblica e' più che mai attenta al tema del lavoro precario, i sindacati decidono di frenare l'ascesa del nostro movimento sedendosi ad un tavolo di trattative mai chiesto nè voluto dai Lavoratori di Vodafone Italia, offrendo un grande vantaggio ad azienda e istituzioni.

Come ci siamo sempre detti, questa non era solo la battaglia contro la prima esternalizzazione di Vodafone, questa era la prima battaglia per bloccare la vendita di 914 persone oggi ed evitare quelle che domani sarebbero seguite: deve essere ancora questa la battaglia!
Già circolano voci sulle prossime cospicue esternalizzazioni (si parla ancora di svariate centinaia di Lavoratori), da realizzare a Gennaio prima e a Marzo dopo, è ancora questo il momento ideale per evitare lo smantellamento di tutta Vodafone, per lottare ancora tutti insieme, per difenderci l'un l'altro, esternalizzati di oggi e quelli di domani.

Il primo appuntamento per dare continuità a quello che e' stato un bellissimo movimento spontaneo è già fissato per il prossimo Venerdì 9 Novembre.
Per quella data e` stato proclamato, dai COBAS e tutti i sindacati di base, uno SCIOPERO GENERALE E GENERALIZZATO PER L'INTERO TURNO DI LAVORO, il cui oggetto sarà la lotta al protocollo del 23 luglio, al pacchetto treu ed alla legge 30, una lotta fondamentale contro tutti gli strumenti di precarizzazione selvaggia del lavoro.
Sarà l'occasione per tornare nelle piazze, con i nostri cartelli vendesi, a gridare la nostra rabbia, a gridare ai signori che ci governano e a quelli che fingono di rappresentarci che con questo spregevole accordo non hanno sopito la lotta, che la questione Vodafone non è chiusa, resta un caso sociale rispetto al quale le istituzioni devono dare le risposte che noi pretendiamo.
Sarà il primo grande sciopero nel quale potremo unire la nostra protesta a quella di tutti gli altri Lavoratori, in attesa del momento ormai indispensabile dello sciopero di settore verso il quale dobbiamo arrivare, perchè l'unico modo di contrastare seriamente la piaga del precariato che flagella appunto il nostro settore, è che tutti i lavoratori che vi operano si rendano conto di essere una cosa sola, e tutti assieme si muovano nella stessa direzione.

Lo sciopero del 9 sarà strutturato con presidi e manifestazioni nelle diverse città, qui a Napoli l'appuntamento sarà a piazza Mancini alle 9:30.
Forza, il nemico si aspetta che pieghiamo le ginocchia e che ci lasciamo sopraffare dallo sconforto:
SORPRENDIAMOLO ANCORA UNA VOLTA, PERCHE' NAPOLI E' PIU' VIVA CHE MAI, E CON LEI TUTTI I LAVORATORI CHE IN TUTTA ITALIA NON STANNO SMETTENDO DI LOTTARE!!!!

domenica 4 novembre 2007

Il giorno dopo: la divisione e il sospetto

Articolo tratto da il manifesto

Consultazione in Vodafone: lavoratori divisi e sospettosi
A Padova (ampiamente) e Milano (di misura)prevalgono i «sì»; a Roma i «no». Contestate le modalità di voto a Ivrea

Sono in corso le assemblee e le votazioni sull'accordo raggiunto tra sindacati e azienda sulla «cessione di ramo d'azienda» decisa da Vodafone. 914 i lavoratori interessati. L'accordo prevede il passaggio a una nuova società costituita appositamente, la Comdata Care, cui Vodafone affiderà una commessa per almeno sette anni. Prevede la «non licenziabilità» dei lavoratori, ma le garanzie sono state giudicate - dai dipendenti stessi, ma anche da diversi legali - formulate in modo molto labile. La società Comdata Care è controllata totalmente dalla Comdata spa, e le due società - nel testo - sembrano avere ruoli spesso sovrapposti. In ogni caso, spiegano alcuni dipendenti molto critici con l'accordo, non è stata affatto presa in considerazione l'eventualità di un fallimento di Comdata Care («la più probabile, operando in regime di mono-commessa»).
Ma perplessità sono state avanzate anche sulle modalità della consultazione. Le cinque sedi interessate all'esternalizzaione dovevano votare negli stessi giorni, ma soltanto in tre di esse ciò è avvenuto. A Padova ha prevalso nettamente il «sì«, con 91 voti contro 16 («ma nella rsu non c'era nessuno che esponesse le ragioni del no», dicono alcuni ex iscritti alla Cgil); a Roma hanno vinto i «no» 108 a 91, e a Milano i «sì», ma solo per tre voti di scarto. A Ivrea si votava ieri, con molte proteste perché non è stata formata una commissione elettorale «bipartisan». A Napoli si voterà lunedì, ma è anche la sede dove il «no» è dato per facile vincitore. Come si vede, il voto di Ivrea rischia di essere insieme decisivo e contestato. Non poprio il massimo, per un accordo che - ben che vada - vedrà i lavoratori divisi quasi esattamente a metà.

sabato 3 novembre 2007

Miceli: - "Fermato il processo di smembramento"

Dichiarazione della segreteria nazionale di SLC CGIL dal sito del sindacato, aggiornato al 31/10:

Con l’ipotesi di accordo sottoscritta è stato fermato il processo aziendale che puntava allo smembramento di Vodafone stessa – dichiarano Emilio Miceli ed Alessandro Genovesi della Segreteria Nazionale di SLC/CGIL. Si prevede infatti che non vi siano più ulteriori esternalizzazioni sia della rete che dei customer per tutta la durata del piano industriale fino al 2010. E’ una notizia importante per i lavoratori di Vodafone – è un successo della trattativa, è un importante segnale ad un settore, quello delle TLC, ormai entrato nel vivo di un delicato processo di ristrutturazione.

02/11 - Approvato l'accordo sulla cessione del ramo d'azienda

In una nota delle 20.37 dell'Ansa la notizia dell'approvazione dell'accordo.

Vodafone: si' cessione ramo azienda
Sindacati, maggioranza lavoratori coinvolti ha aderito.
(ANSA) - ROMA, 2 NOV - Ha vinto il sì al referendum sull'accordo per la cessione del ramo d'azienda, firmato da Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom con Vodafone. Sul totale di 914 lavoratori Vodafone coinvolti nella cessione e chiamati a esprimersi sull'accordo, 395 hanno approvato l'intesa sindacale, 229 sono stati i 'no'. Al voto sono andati i lavoratori di Milano, Padova, Ivrea e Roma.