venerdì 21 settembre 2007

18/09 - "«Ceduti» in 914, grazie alla legge 30"

Articolo di Francesco Piccioni su il manifesto.

(...) Le indiscrezioni uscite su IlSole24ore venerdì scorso hanno trovato conferma ieri mattina, quando la società inglese ha avviato ufficialmente la procedura sindacale che dovrebbe chiudersi - secondo le intenzioni - entro novembre. I centri produttivi direttamente interessati sono stati localizzati a Padova, Ivrea, Milano, Roma e Napoli. Ma in tutte le sedi Vodafone si sono imediatamente riunite assemblee spontanee dei dipendenti, in cui la parola d'ordine è stata naturalmente «sciopero». Trattandosi di un settore sottoposto alla legislazione sui servizi pubblici (paradossale, visto che si tratta di una società privata), la procedura è abbastanza laboriosa e complessa.
Vodafone è consapevole di dover affrontare un periodo di conflitto sindacale, ma è convinta della sua «strategia», tesa a portare fuori dal perimetro aziendale la «aree di competenza» che sul mercato vengono meglio coperte da altre imprese. L'intento, spiegano, «è creare un modello industriale che sia di riferimento per il settore», ma giurano anche di voler mantenere per chi è in uscita «la piena tutela delle garanzie contrattuali».
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Resta invece nei dipendenti «l'indignazione» per una scelta che risulta incomprensibile. La «cessione di ramo d'azienda» è diventata infatti una prassi comune «grazie» alla famigerata «legge 30», che anche il governo attualmente in carico fa mostra di voler mantenere intatta. Prima, infatti, c'erano diversi vincoli legislativi - tipo la constatazione di uno «stato di crisi» - che ne limitavano l'uso. Con la «legge 30», invece, questi limiti sono stati abbattuti e le aziende si stanno ingegnando nell'abbattere taluni costi «esternalizzando» buona parte delle proprie attività.
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Sembra perciò che si sia aperta una nuova fase, in cui le grandi imprese di telefonia dismettono completamente l'infrastruttura di «rapporto con il cliente» (ma non era «centrale»?). In questo senso, la mossa Vodafone può diventare davvero un precedente che fa scuola. Molto dipenderà dalla reazione dei lavoratori. Nelle assemblee si è parlato anche di sciopero a oltranza e di iniziative molto «visibili» in tutte le città interessate dall'operazione.

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